Ombre da maschi e ombre da femmine. Esercizi per mamme che non lavano i piatti.
Ultimamente è successa una cosa nuova in famiglia. I bambini hanno iniziato ad avere una visione di sé nel futuro, riescono ad immaginarsi da adulti, poco importa che sia una proiezione fantasiosa.
Questo è sicuramente un passaggio fondamentale del diventare grandi: vedersi da grandi.
Lory vuole fare il progettista alla Lego. Benissimo, vedremo di indirizzarlo verso Ingegneria 🙂
Buddy invece vuole fare la cantante. Premesso che se ne vale la pena la metto pure in un coro di voci bianche, noto che “cantante” resta comunque una professione largamente onirica, nel senso di difficilmente realizzabile e quindi più fantasiosa.
Proprio a questo pensavo sabato scorso, ad un incontro veramente interessante organizzato da Mamme Acrobate ed Unicef, Cose da femmine, cose da maschi: educare alla diversità contro gli stereotipi di genere.
(Che poi mentre ero lì un’amica siciliana su Whatsup mi chiede cosa sto facendo di bello il sabato mattina e io rispondo: “Sono con i figli ad un incontro sull’identità di genere”. Una risposta da intellettuale milanese capace di stoppare qualsiasi conversazione sul bel tempo e le spiagge.)
Comunque.
Vedo questa slide in cui si dice chiaramente che fin dalla più tenera età, a cominciare dai libri di scuola, ai maschi vengono offerti esempi professionali tipici (ingegnere, pilota di aereo, manager etc.) e alle femmine i corrispettivi mamma, insegnante, pediatra oppure principessa, attrice, cantante. E questo ahimè già lo sapevo. La cosa su cui non avevo mai riflettuto però è che i lavori al femminile si dividono in mestieri “da donna” e mestieri “da sogno”, comunque un po’ staccati dalla realtà.
Sì, noi ci siamo in pieno.
Penso anche che l’altro giorno, quando mia figlia sul quaderno doveva completare una frase che recitava “mentre io sono a scuola…”, lei ha scritto “…il papà lavora e mia madre lava i piatti”.
Quando l’ho letta son saltata sulla sedia! Se c’è una cosa che non faccio è lavare i piatti, metto tutto in lavastoviglie. Buddy si è messa a piangere: “Scusa mamma, io volevo scrivere che lavori al computer ma era troppo difficile!”. Amor mio, potevi comunque scrivere un’altra cosa, chessò, “legge un libro”…
Poi metto su un po’ di musica e Lory inizia a ballare. Balla benissimo, è veramente portato.
– Lory, vuoi fare hip-hop l’anno prossimo?
– No, perché non è da maschi, poi mi prendono in giro.
SOB! Qui ci vuole subito una visione accelerata di “Billy Elliot”.
Niente da fare, è dura resistere agli stereotipi. Guardate questa slide di Maria Vittoria Colucci di Matrioska Group, che sabato ci ha raccontato una sacco di cose interessanti.
Un altro aspetto che mi ha fatto molto riflettere sono le “ombre” che ci portiamo dentro.
Vi faccio un esempio. So che potrà risultarvi incredibile, perché con tutto quello che faccio online vi sembrerò narcisa, eppure se c’è una cosa che non sopporto è l’eccessiva vanità e l’assenza di modestia. A mia figlia dico spesso che se si guarda troppo allo specchio ci vedrà il diavolo (vecchio trucco che usava mia nonna con me).
Maria Vittoria mi ha fatto notare che questa reazione di pancia ha sicuramente radici nella mia infanzia. E pensandoci bene ha proprio ragione. Mi sono tornati insieme tanti divieti ed imbarazzi indotti legati al mio corpo e alla mia personalità. E oggi sono una mamma sensibile proprio a questo tema.
Fate anche voi quest’esercizio: pensate agli atteggiamenti che vi disturbano particolarmente negli altri e anche nei vostri figli. Riuscite a ricondurli a un tema forte dell’educazione che avete ricevuto, a qualcosa che fa parte ancora oggi della vostra personalità ma è restato nella vostra ombra?
A volte sono proprio queste ombre, spesso inconsapevoli, a tradursi in stereotipi e condizionare le scelte dei nostri figli.
A proposito, dovete assolutamente guardare questa gallery fotografica, L’ombra della madre, una raccolta di foto storiche in cui è la sagoma di un’ombra femminile ad oscurare il ritratto dei figli o delle figlie.
Comunque, sto combattendo la mia battaglia culturale in famiglia.
L’altro giorno ho chiesto ai miei figli cosa sarebbe di loro se io andassi a vivere per sei mesi in Australia e abbiamo concluso che il papà sarebbe costretto ad assumere una baby-sitter che vivesse in casa con loro 24 ore su 24, pagandola profumatamente.
– Quindi, bambini e soprattutto tu, caro figlio maschio, non sottovalutare il lavoro casalingo.
– Mamma, se viene una baby-sitter noi possiamo far venire l’Angela? (loro affezionata tata di quando erano piccoli)
Ma insomma, io dicevo per dire. Questi accettano così tranquillamente che la madre possa sparire dalla circolazione???
P.S. Su questo tema ha scritto un bel post anche Giuliana: Gli stereotipi di genere e la responsabilità della comunicazione d’impresa
I prossimi incontri di Bambini & Diritti:
IV incontro – 17 maggio 2014
Imparare a Imparare: la scuola amica dei bambini
Chiara Zanetti – specialista educazione ai diritti UNICEF Italia
Errica Maggio – ideatrice di Compidù e professional counselor
Chiara Menozzi – professional counselor Skills
Elena Salomoni – fondatrice MammeInRadio.it
V incontro – 24 maggio 2014
Partecipo anche io! Prevenire e contrastare il bullismo
Nicola Iannacone – psicologo, Asl Città di Milano
Barbara Laura Alaimo – pedagogista, Straordinariamentenormale.it
Jolanda Restano – Fondatrice Filastrocche.it e Blogmamma.it
Il nano invece va in giro a dire a tutti che la mamma è sempre in ufficio, invece il papà gioca con lui…quando l’Alpmarito è via tutta la settimana per lavoro e comunque fa tempo pieno come me!!!
Sono allucinanti. Purtroppo sono anche dati recenti, del 2013 e parliamo di un panel di ragazzini delle medie!
Se tu fai doppio clic sulla slide si ingrandisce e puoi leggerla meglio.
Solo un commento brevissimo e che pure ch’azzecca poco, ma il tema merita una riflessione che devo rimandare al fine settimana.
Bravissima Chiara Zanetti (era una delle mie coordinatrici quando facevo la volontaria in Unicef), e il tema del 17 è davvero interessante!
Sai, io non sono d’accordo con questa visione apocalittica. Secondo me i bambini sono bambini , dividono il mondo in categorie facili, e per entrare pienamente nell’attribuzione di genere e ruolo devono per forza semplificare. Femmine principesse mamme mestieri di cura, maschi botte energia lavori d’ufficio. Poi crescendo ci si affina, si conoscono, ad esempio, altre mamme che fanno le camioniste, o che fanno sport professionistico, e si ampia la propria casellina “femmina”. Certo, i giusti stimoli sono importanti, diversificare le attivita’, essere interessati al mondo. Ma lo stereotipo che dice che siccome da piccola ti piace il rosa da grande sei una rincoglionita con l’unico scopo di metterti lo smalto, no, lo rifiuto alla grande.
Rifiutiamo pure questa i potesi, però nella realtà ne vedo tanti di condizionamenti che partono dai giochi e dai passatempi. Io non sono così ottimista.
i miei figli se dicessi loro che vado in australia , partirebbero anche loro come (semmai lasciando il papà da solo)!!!! quanto ai mestieri di domani, anche i miei figli mettono al primo posto “il costruttore di lego”, ma poi anche il maestro, l’educatore dell’oratorio (questo dovuto al papàprof, sicuramente). mai nessuno ha ancora pensato di fare l’archeologo o il pubblicitario (grazie al cielo, e questo è tutto merito mio oh yes).
Un amico dei miei figli quando ha dovuto parlare di sua mamma, faceva la II elem. scrisse “mia mamma beve sempre” intendendo che spesso facevano aperitivi con gli amici…….ci siamo fatti un sacco di risate!
Infine: purtroppo di ombre ne abbiamo tutti. io penso di avere addosso addirittura quelle di mia nonna (che per quanto mi riguarda viveva nel medioevo oscuro). Spero di non lasciarne sui miei figli, e se proprio dovrà essere, spero che non siano così negative.
Ciao a domani al #mammacheblog!
Scusa se non ti ho risposto subito, ma sto combattendo una battaglia quotidiana contro lo spam che mi fa perdere un sacco di tempo.
Sai che ti dico? Anch’io ho l’ombra della nonna, poi però ne sono uscita ( di recente, al 70% diciamo :-))