Ho visto la Madonna
Sono le 15.45.
Da questo momento in poi comincia la mia giornata da mamma- commander in chief che si concluderà alle 22.00.
E’ estate, si va ai giardinetti. Evvai!
Sì, perché almeno non ci si chiude in casa, si sta all’aria aperta, si trovano bambini con cui giocare e si può evitare il solito botta e risposta: “Posso guardare i cartoni? No! Posso guardare i cartoni? No! Posso guardare i cartoni?…”
Ormai sono uscita dal faticoso tunnel dei bambini che devi sorreggere chinata insegnando loro a camminare, non mi spetta più la trafila del trenino di ruspe e macchinine fonte di risse ad ogni curva, addirittura la presenza all’altalena sta diventando quasi accessoria.
Ma ci sono dei MA.
Il giardino è grande, senza recinto, le macchine passano di qua e di là. Ad un certo punto si riempie di bambini più grandi che iniziano a confondere le acque: le mamme all’improvviso si zittiscono, i loro occhi diventano due fessure e iniziano a scannerizzare l’orizzonte in cerca del bambino di loro pertinenza. Dopo aver sudato freddo senza trovarlo eccolo comparire ai loro piedi. Era sempre stato lì, solo che loro stavano spettegolando e non se ne erano mai accorte.
Il giardino è periodicamente visitato dal vecchietto dai palloncini più costosi di Milano. “Me ne compri uno? No. Me ne compri uno? No. Me ne compri uno? No.”
Il giardino a fine anno è invaso dai ragazzi delle medie che si tirano la farina e le uova. C’è il sole, fa caldo, le uova puzzano.
Il giardino è senza toilette. Per fortuna ci sono tanti cespugli odorosi.
Noi arriviamo poco dopo le 16.
La prima mezzora è occupata dalla distribuzione merende e bicchier d’acqua. Segue una rapida visualizzazione delle facce circostanti per capire se ci sono bambini conosciuti nelle vicinanze, il che è garanzia di parcheggio dei figli almeno per un po’.
Avviare i bambini al gioco richiede la mia compartecipazione fino alle 17.
L’ora più pesante è tra le 17 e le 18, non per quello che devo fare bensì per il “poco” che devo fare. Mi trasformo in poliziotto di quartiere: guardo in silenzio, spesso da lontano, cosa combinano; intervengo con un urlo animale se si menano (di solito basta questo per far abbassare in contemporanea mano e sguardo omicida); faccio servizio d’ordine per le risse sul pallone: pulisco la candela del naso portata a spasso con noncuranza; fingo di disinteressarmi al figlio che si butta giù dall’albero per poi allungare la mano al momento giusto.
Ciò esclude leggere un libro, parlare per più di due minuti con un altro adulto di passaggio, fare atto di presenza pensando ai fatti miei.
Insomma, una palla.
Alle 18 potremmo andare a casa e molti lo fanno.
Ma ci sono sempre dei MA.
Il giardino inizia a svuotarsi e a diventare più vivibile. Riesco a scorgere i figli anche da lontano e magari mi siedo. Fa meno caldo, la luce è stupenda, un raggio di sole fa splendere l’albero accanto a me. I bambini sono fradici: pasticciando alla fontanella si sono fatti persino lo shampoo. Ridono, sono felici e a me va bene così.
Sarebbe bello farsi una birretta ghiacciata, ascoltare un po’ di musica, stendere le gambe e chiudere gli occhi, come in spiaggia alle sette di sera. Ma perché non lo fanno un chiringuito per mamme ai giardinetti?
La morale è: se riesci a sfangare la prima ora, se riesci a sopravvivere alla seconda, se ormai hai gettato il cuore oltre l’ostacolo e sei entrata nella terza ora, allora diventi zen.
Fai il vuoto nella mente, non pensi a niente, ascolti il fruscio delle foglie, ti stupisci di essere lì da 3 ore e capisci che il tuo vero ufficio è lì, non dove hai il computer.
Il tuo cervello va in onda alfa, ti vengono in mente cose pazzesche e trovi risposte a domande vecchie di vent’anni. Tipo capisci veramente cosa voleva dire Kant con l’enunciato “il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me”, ti rendi conto che Enrico della 3 B ti moriva dietro e tu non te ne sei mai accorta, ti chiedi come hai fatto a essere così scema alla maturità ad arrivare 5 minuti prima degli orali, tanto che la tua amica ha dovuto chiamarti a casa per ricordarti che toccava a te…
Insomma, dopo 3 ore vedi la Madonna.
già, e dura un sacco di anni, come se non bastasse. però ultimamente ho un trucco, mi porto l’ipod. così gli occhi vigilano, ma almeno le orecchie godono,
I tuoi sono nella fase pallone autonomo?
Mio figlio del pallone non sa cosa farsene.
Cmq ottima soluzione.
By the way, mi hai fatto venire in mente questa mia amica: http://managerdimestessa.com/2008/10/09/belle_abitudini_1934278-shtml/
Hm, io credo di essere snaturata. Quando li porto ai giardini (tipo a Levanto, perché a casa li mollo in cortile), io mi metto a leggere o ascoltare l’mp3. Mamma giochi con me? No c’è tua sorella? Mamma mi dai da bere? Vai alla fontanella. Mamma mi scappa la pipì. Prendi le chiavi e vai a casa… ops, no, a questo non arrivo ma spero a breve di sì (la casa che affittiamo a Levanto è a 100 m dai giardinetti).
Io non riesco a fare così.
Non aggiungo altro perchè della corsa a cronometro ti ho già detto tutto ieri!
Io evito i giardini a prescindere. Ci vado solo quando con me c’è lui. 😀 tattica ben collaudata!
Oh yeah
E cosa fate in alternativa? I miei in casa non li sopporto!
Per me il parco è una tortura disumana. Vado sempre con il libro ma non leggo mai una pagina. E dopo tre ore non vedo la madonna perchè me ne sono già andata da due ore.
ahnnò, la madonna la vedo dopo mezz’ora di schiena piegata a sorreggere 25 chili di bambina che tenta di andare in bici senza rotelle. Una fatica immane: loro procedono derapando e io invoco la morte (mia), mentre le reggo sotto le ascelle. L’unica che ha imparato e non richiede più ausilio è Carolina, che la sfiga vuole che sia anche la più leggera del gruppo.
Ah ah ah!
Proprio ieri Buddy era in microbici. Siccome ha cent’anni cigola ad ogni pedalata, Buddy fa fatica e non si muove di un centimetro. Che sudata!
Io, però (non lei)!
eh, che ricordi 🙂
per fortuna sono fuori anche dal tunnel delle uscite al parco.
non che sia meglio, ora, eh? 😉
Benvenuta…alga!
Bimbi piccoli problemi fisicamente faticosi, bimbi grandi molto mal di testa?
hai mai pensato di pubblicare un breve manuale su “come sconsigliare l’uscita al parco dei propri figli?” crede che venderesti un sacco di copie 🙂
Potrei scrivere un saggio sui padri ai giardinetti, che è un altro argomentone di quelli tosti 😀
Come mi mancherà il parco giochi con il suo microcosmo tutto particolare!!!! Anche io mi sono fatta venire la vista a raggi x per individuare il mio bambino in mezzo a tutto quel casino…memorizzavo la maglietta che indossava quel giorno e se c’era un bambino che ne aveva una uguale allora si che erano problemi! Poi quando era piccolo lo spingevo sull’altalena fino allo sfinimento ma mi consolavo pensando che mi stavo rafforzando i bicipiti…ripensandoci forse anche io ad un certo punto vedevo la Madonna!
Sarà stata una fatica…della Madonna!
Nooo, tre ore no, non posso farcela.
18.30 è già il coprifuoco, alle 20.30 “deve” essere già “pigiamato e lavato”… e via a nanna.
Comunque è vero hai tanto di quel tempo per pensare se non ti si è già spappolato il cervello!
E qui casca l’asino.
Io cerco di riunire la famiglia a cena e quindi tiro in lungo, soprattutto d’estate.
Capisco, ma l’ex-pargolo, già provato, se non va a letto prestissimo, la mattina ci fa impazzire.
Neanche le cornamuse lo svegliano!
Buon fine settimana.
Alla volta di Aprile, all’uscita del primo sole,la parola d’ordine di mia fgilia è stata:PARCO
Sì, proprio in maiuscolo. Non ne ha più voluto sapere del basket e delle percussioni, nè delle domeniche pomeriggio alla Guggenheim e sapete che cosa ho pensato io: “questa mia figlia ha un istinto naturale per la vita, buon per lei” Così, via in bici al parco, dove, letteralmente veniva sguin-za-glia-ta.
Basta una sua amichetta, l’occhio scanner materno che non guasta mai e davvero, con l’eccezione di occasionali sbucciature al ginocchio, chi la sente più?Quest’anno, dopo essere rimasta chiusa in ufficio tutta la mattinata e gran parte del pomeriggio, complice una figlia quasi seienne, c’è da dire che il parco me lo sono davvero goduto parecchio. Che son belli i figli piccoli, ma quando crescono, ancora di più..;)
A me piacciono i giardinetti. Tra un’occhiata e l’altra al figlio, posso ascoltare i discorsi dei vicini di panchina, osservare tattiche di socializzazione di adulti e bambini. Sono ormai nella fase che basta dargli un pallone per sapere sempre dove è. Però anche prima ho fatto delle belle conoscenze, soprattutto con bambini, che a volte sono proprio uno spasso…