Fallire è figo se sai cosa fartene
Prima di leggere questo post guardate il foglio qui sotto e tenetelo a mente.
Fatto?
Bene, state a sentire.
L’altro giorno una mia amica mi confessa con un po’ di imbarazzo che su Facebook non scrive niente, ma le piace seguire gli status degli altri perchè la loro vita le sembra bellissima. Io sorrido e la rassicuro. Carissima, su Facebook novantanove volte su cento la gente condivide solo le cose belle, si dà un tono, racconta a se stessa e agli altri di avere un’esistenza favolosa.
Ammettere a se stessi un fallimento è seccante, parlarne in giro ancor di più.
Eppure chi non ha mai fallito non ha mai vissuto. C’è un sacco di gente che non prende iniziative per paura di sbagliare. Un mio amico una volta mi ha detto che secondo lui ogni storia prima di sua moglie era stata solo un fallimento necessario verso la felicità coniugale. Sì, però poi si sono lasciati. Forse la catena non si era ancora esaurita.
Ma usciamo dal privato e parliamo di lavoro.
A differenza di noi italiani, sempre alla ricerca della bella figura mentre tentiamo di nascondere la polvere sotto il tappeto, gli americani hanno un amore viscerale per le storie di IN-successo.
Fateci caso, nelle biografie di tutti i grandi, Steve Jobs per citarvi il più famoso, si trova sempre un fallimento iniziale che però offre lo spunto per imparare dagli errori e rinascere alla grande. La storia dell’eroe finisce bene perché è iniziata molto male. Sì, proprio come in Rocky.
Negli USA aver fondato una start-up che non è andata bene per poi rilanciarsi in una nuova impresa è un fattore che accresce il credito delle persone. E’ il requisito minimissimo. Hai sbagliato, hai imparato dai tuoi errori, sei preparato.
E’ per questo che mi ha fatto piacere sapere che qualcuno ha organizzato il Fail Fest, un evento in cui finalmente si parla di errori, fallimenti e lezioni apprese. Le storie di successo sono interessantissime, ma le proprietà terapeutiche degli sbagli sono insuperabili. Se non avete voglia di raccontare agli altri i vostri errori – non chiamateli sfiga perché state barando! – almeno fatelo a voi stessi. Serve.
Bene. Ritorniamo al foglio all’inizio del post.
E’ stato il mio Primo Grande Fallimento.
Esami di maturità, anni ’90. Sono preparata, ho studiato, bei voti in tutte le materie. All’orale porto Latino, una passeggiata.
Mi interroga questo prof. sardo. Vuole sapere tutto su un autore minore e sulle sue opere. Parto tranquilla. So tutto, gli dico tutto.
Ma lui non sembra soddisfatto e mi guarda con superiorità.
– Ci pensi bene. Manca qualcosa.
Manca qualcosa. Ma cosa?!
Ho detto tutto, impossibile. Scavo nei meandri della mente, giro le pagine del libro con la forza della memoria, ma niente da fare. Mi si seccano le fauci, la mia testa è vuota.
Nel frattempo è sceso un silenzio gelido. Il prof. mi guarda arcigno. Alle sue spalle, lì nel corridoio dove per anni ho mangiato la merenda all’intervallo, vedo le porte dei bagni e mi chiedo perché una debba fare il primo esame importante della propria vita di fronte ad un cesso.
Non la so. Non la so.
Il prof. ora mi osserva dall’alto in basso e sembra quasi sorridere. Mi chiede un foglio.
Vorrà forse aiutarmi? Sollecita strappo la metà del mio quaderno e gliela porgo fiduciosa.
Scarabocchia qualcosa e poi, con fare lento e plateale, gira il foglio verso di me.
E io vedo questo.
E’ allora che, visibilmente soddisfatto e alzando la voce perché tutti sentano bene, mi spiega:
– Lei mi ha detto tutto tranne questo.
E io lì capisco.
Capisco che non mi vuole dare una mano e non vuole valutare ciò che so, ma solo ciò che non so. E gode, perché lo ha trovato. Ed è così sadico da farmi un disegno per farmelo capire meglio.
E’ uno stronzo. Mi sta umiliando. Intuisce che me ne rendo conto e la cosa gli rende il compito ancora più dolce.
Mi arrendo. Sono solo una diciottenne che non sa niente della vita. Per favore facciamola finita presto che sento la sedia sprofondare nelle sabbie mobili.
Il prof. di merda non si abbassa nemmeno a svelarmi la risposta che non conosco. Me lo dice con sguardo afflitto un’altra prof.: “La magia…”.
Ah sì? – penso io cadendo dal pero. La magia sarebbe servita a me per sottrarmi a quell’esame.
L’interrogazione finisce mestamente. Il professorino ripiega il foglio come fosse una reliquia e io me ne vado a spalle basse. Esco dalla scuola, torno a casa e non penso più all’esame. Ma non ci penso più veramente, tale è la voglia di girare pagina. Non andrò nemmeno a guardare i tabelloni quando usciranno i voti. Sarò matura con un voto molto più basso delle aspettative. Un fallimento.
Caro prof. di merda, tu, con i tuoi occhialetti da intellettuale, la tua spocchia e soprattutto la voglia di umiliarmi, voglio dirti una cosa: grazie.
Non so se poi eri un bravo prof. di Latino, ma come maestro di vita non sei stato niente male.
Mi hai insegnato che per quanto tu ti sforzi ci sarà sempre qualcuno che guarderà solo a ciò che non sei stato capace di fare. Per lui sarai sempre un bicchiere mezzo vuoto.
Professorino, siccome dai miei fallimenti ho imparato ad imparare, oggi ti dedico questo:
top! 🙂 ci stava bene anche un bel “fanculizzati ” cmq 😛
H 24.
Fighissimo!
Bellissimo Post! scrivi proprio bene e i disegni sono un’idea geniale. Grazie
Grazie. Purtroppo il primo non é stato una mia idea. 😀
Questo post è MERVIGLIOSO!!!
Bellissimo! Però che tristezza che nel mondo ci siano persone ( e sono tante e di quelle tante moltissime fanno i professori) che guardano solo a ciò che manca, a ciò che non sai fare. E non tutti, purtroppo, hanno l’intelligenza, la forza e una buona dose d’orgoglio da far svoltare il giudizio su ciò che non sei e non fai non in condanna ma in punto di ripartenza.
In realtà per tutta la vita incontriamo un prof ostile che ci vuole male . A volte è un collega , aItre un finto amico o addirittura un parente.
Non so. C’è un limite anche alla quantità lorda di fallimenti che una persona riesce a sopportare, superata la quale assume senso compiuto l’immortale massima di Homer (Simpson) ossia che “provare è il primo passo verso il fallimento”. Bisognerebbe capire dov’è posta l’asticella, ma immagino vari da persona a persona.
Apprezzo il riferimento dotto 🙂 ma credo che se una persona arriva a collazionare fallimenti forse allora non ha imparato abbastanza!
Io dico sempre: quello che la professoressa di matematica ha distrutto, il professore di filosofia mi ha aiutato a rimettere in piedi.
Caro prof sardo, con una bella figura retorica detta sineddoche, sfanculizzati anche da parte mia. Tu per tutti quelli come te!
Ma non è che qualche amico sardo mi trova sto prof.e gli manda il post? 😀
Post veramente bello e di grande appoggio!
Una ola solo per l’italiano di questo post, ricchezza sempre più rara in giro.
Grazie 😉 Ti sono piaciuti gli epiteti rivolti al prof.?
Bellissimo questo post!
Comunque è vero, spesso un fallimento ci aiuta a rimetterci in gioco e lottare con più forza.
Al momento ci stava una bella incazzatura con risposta per le rime, ma a 18 anni quelle cose lì non si riescono a fare, soprattutto ad un esame importante come la maturità.
Per il resto io ne incontro ogni giorno di persone che ti guardano come un bicchiere mezzo vuoto anche se sei pienissimo, sono le persone che sono bicchieri mezzi vuoti loro stesse anche se guardando più in là del loro naso potrebbero essere pienissime come tutti gli altri, e sono la maggioranza purtroppo.
Oggi mi sa che già dalla mattina mi sento un po’ amarognola, gira così, però i tuoi post hanno sempre un che di poetico, dolci-amari ma poetici, grazie.
Grazie. Il mio ego si sta pettinando. Ho come la sensazione che alle mie lettrici piaccia l’uso creativo che faccio delle parolacce 🙂
Scusami, ho una domanda per te. Ho letto il tuo post, molto interessante, illuminante e mi è piaciuto davvero.
L’unica cosa che stona è quel puntualizzare che il prof è sardo. E’ un po’ come dire “prof di colore, ladro rumeno…” ecc. ecc.
Se fosse stato emiliano, romano piemontese, l’avresti sottolineato?
Potevi solo scrivere “un prof di merda, uno stronzo”, invece no.
Forse è vero, quel vuoto ancora si può riempire…
Con simpatia eh, niente di personale.
Perchè? Sardo è un’offesa? 😀
Ciao
Bello il tuo post. L’ho letto in un giorno particolare quando ti fai tante domande su quello che ti succede e sul tuo ruolo di genitore.
Vorrei sempre proteggere mia figlia e invece tu mi ricordi quanto è stata importante quella esperienza negativa per te. Spero di non dimenticarmene.
Ti ho nominato Top of the Post della settimana,
Ti aspetto sul nostro blog se ti va.
Ciao
Manu
Grazie.
Quello del proteggere i figli dalle delusioni e dai fallimenti è un problema comune a tutti i genitori, ma tanto non c’è nulla che possiamo fare per evitarle. Io personalmente racconto di quando avevo la loro età, cosa mi succedeva, come reagivo, mi sembra un modo per non farli sentire soli di fronte ai piccoli grandi problemi del crescere.
Applauso!!!!!!!!!!
da incorniciare.
sia il post che l’ultimo disegno
Grande post, si capisce che eri proprio brava . Mi hai fatto pensare e anche io dai mei fallimenti ho imparato tanto. Certo all’inizio ha prevalso rabbia e dispiacere ma poi sono andata avanti !
Per tutti: una cosa bella di questo post è che mi ha messo in contatto con persone che non conoscevo. Grazie per avermi letta e commentata!