Tempo sprecato davanti ai videogiochi?
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Tempo sprecato davanti ai videogiochi?

La settimana scorsa sono andata ad un evento della Social Media Week milanese dal titolo: Mamme e mobile: una ricerca sul ruolo delle mamme italiane nella rivoluzione digitale e un confronto tra genitori e figli sul digital divide (qui i dati che mostrano quanto le mamme come me non possano vivere senza il proprio cellulare).

Alla fine dell’evento ho twittato questo:

tweet

Chiaramente la mia è stata una reazione di pancia (ma assolutamente non polemica, tengo a dirlo) di fronte all’entusiasmo stratosferico che gli speaker manifestavano verso le nuove tecnologie. Tra l’altro una cosa che ho apprezzato moltissimo è stata la testimonianza di due adolescenti di cui conosco bene le famiglie e che giustamente sono state interpellate. Cosa c’è di meglio che sentire i ragazzi smettendola di parlare di loro come se fossero animali dello zoo?

Solo che alla fine dell’incontro un padre ha raccontato: “Sono uscito di casa per venire qui lasciando mio figlio piccolo di fronte ai videogiochi in compagnia della nonna. Mi è sembrata un’immagine bellissima.”. Naturalmente lui lo diceva con le migliori intenzioni, per incoraggiare i genitori a non temere la tecnologia.

Cosa succede a casa sua e cosa fa suo figlio non mi riguardano minimamente e il rapporto con la tecnologia è qualcosa di molto personale, che ognuno di noi gestisce come meglio crede, però ecco, io quando ho sentito questa frase ho fatto un salto sulla sedia.

Uscire a cena con mio marito lasciando i figli di fronte alla televisione con la Play mentre la nonna supervisiona (la nostra non sarebbe in grado) mi farebbe sentire una madre degenere.

Lo confesso: odio la Play, l’xBox, il Nintendo.

Tutto il tempo che i miei figli potrebbero passare lì davanti mi sembrerebbe sprecato.

Lo so che certi videogiochi  possono essere invece un momento di condivisione con gli amici, che alle feste i ragazzini si mettono lì davanti, ridono e scherzano. Lo so che sono un’esagerata.  Ma finchè i miei figli avranno un’età in cui potrò favorire certi giochi piuttosto che altri lo farò.

Casa mia sta diventando un atelier di pittura, modellismo, fai da te. Mi servirebbe una stanza in più solo per farci stare tutti gli attrezzi! Ai figli io e Marito (appassionato videogiocatore, tra l’altro, ma in epoche lontanissime) proponiamo hobby creativi da svolgere insieme, anche costosi. Abbiamo il terrore che i bambini non imparino ad usare le mani. Penserei di avere in casa due menomati.

Io poi ho il timore che i videogiochi abbassino la loro capacità di concentrazione sulla pagina del libro, rendendo difficile il raccoglimento nello studio e la focalizzazione nel silenzio.

Non abbiamo nemmeno l’ipad, perché poi lo so come va a finire: altro che app didattiche. Si finirebbe con il litigare tra fratelli per chi ci deve giocare di più e io come madre dovrei continuamente intervenire a sedare risse. Finchè posso evitarlo, evito.

Naturalmente non faccio dei bambini due paria: presto il mio cellulare per fare qualche gioco, sempre meno spesso di quanto me lo chiede mio figlio, che attualmente non saprebbe darsi un limite; lascio giocare entrambi a casa degli amici; ogni tanto il maschio gioca con  suo padre a una roba di guerra strategica riesumata dagli anni ’90; ho perfino rivitalizzato un po’ per ridere un mio vecchio Nintendo di trent’anni fa, di quelli monogioco.. Magari se lo vendo ci faccio qualcosa.

Però il resto non lo voglio e loro non me lo chiedono.

Sono perfettamente consapevole che l’età dei miei figli (seconda e terza elementare) mi consente di impormi, ma so che presto non sarà così facile e quindi cerco di seminare in questi anni.

Non voglio che loro percepiscano i device come una protesi, non a 6 e 8 anni. Io mi ricordo cos’era giocare e studiare prima di avere un videogioco, un Commodore 64, un computer. Sarò antistorica, ma desidero che anche loro capiscano la differenza tra studiare con la penna e il foglio e studiare con un’app, fosse la più intelligente del mondo. Non perché non sia giusto farlo, ma perché ritengo ci si debba arrivare per gradi.

Perché vedo quanto io sia dipendente dai social network, dallo smartphone, da Whatsup, dai vari blog. Perché quotidianamente vedo quanto tempo mi mangiano tutte queste cose messe insieme, come abbiano drasticamente diminuito il mio potere di concentrazione nella lettura, di sopportazione dei tempi morti, di gestione dell’ansia. Mi rendo conto di come passi più tempo a leggere notizie ansiogene sul cellulare che a finire i romanzi acquistati in libreria.

E vi confesso una cosa: ogni tanto di fronte ai miei figli mi vergogno di avere sempre sto cavolo di smartphone in mano, di ricevere tutti questi messaggi, di dover spiegare che è per lavoro. Perché anche se è la verità mi sembra di offrire loro un esempio sbagliato.

Ah, la coerenza.

 

Ma allora: i videogiochi fanno bene o fanno male?

Un po’ di opinioni a confronto:

I videogiochi non fanno male ai bambini

Giocare ai videogame fa bene ma per meno di un’ora al giorno. La psicologia si divide ancora una volta sul gaming

Videogiochi a ogni età. Fanno bene o fanno male?

Perchè i viedeogiochi fanno bene – Il giusto equilibrio

(photo credits Dave Shea)

  1. AGT
    AGT03-05-2015

    Tu mi fai sempre sorridere 🙂
    Non sei l’unica blogger, o meglio i miei hanno videogiochi e tablet (di questi ultimi in casa ce n’è un numero imprecisato) ma li usano con il contagocce e solo dentro casa, perchè mi rendo conto che quando li concedo poi non riescono a staccarsi per ore e allora li concedo pochissimo, meno di una volta a settimana.

    Il mio cellulare invece per loro è offlimits come anche il computer che solo il grande comincia ad usare adesso ma molto molto raramente e sempre sotto supervisione. Questi sono i miei strumenti di lavoro e quindi da sempre sanno che non si toccano e non sono giocattoli.

    Comunque io ai miei tempi ci giocavo, ero un’appassionata di Nintendo e ogni anno a Natale mia mamma mi regalava un nuovo videogioco portatile, però poi l’uso era decisamente meno massivo di quello dei ragazzini al giorno d’oggi.

    Personalmente credo che in alcuni momenti sia un passatempo come un altro, divertente e decisamente appassionante. Quello che non amo sono i bambini che lo usano sempre anche in contesti sociali: al ristorante, al parco, ecc. ecc. in questi casi mi sembra che non si faccia abbastanza attenzione al fatto che isolano i nostri figli da quello che li circonda e da cose molto importanti e positive, anche se sarebbe più facile lasciarglielo così “non rompono” ho deciso che è meglio vivere anche la vita vera, quindi videogiochi con moderazione 😉

  2. M
    M03-06-2015

    A casa nostra il tablet “è mio e me lo gestisco io”! 😉
    Certo il figliolo nel tempo sperimenta una bella frustrazione, che sia mai lo stimolo a responsabilizzarsi… Considera che noi non abbiamo neanche la tv!
    All’ultima riunione scolastica le docenti hanno segnalato che un gran numero di bambini non è in grado di usare bene materiali come la creta o la plastilina, ci hanno consigliato di farli impastare biscotti e gnocchi . (E questo è quello che facciamo da anni, prima con la pasta di sale adesso con gli gnocchi e la pratica li rende davvero bravi, a volte ancora più degli adulti).
    Sono d’accordo al 100 per cento sul tema concentrazione, troppi dispositivi, il continuo flusso di musica e rumori durante la nostra quotidianità non sono di aiuto, proprio no.

  3. M di MS
    M di MS03-09-2015

    Forse nel post sono stata troppo talebana e non sono riuscita a spiegarmi…o forse mi secca passare per talebana 😉 Comunque volevo dire che quello che mi preoccupa è proprio questa percezione di un PRIMA e di un DOPO, la famosa questione dei nativi digitali.
    Io a 11 anni giocavo con il Nintendo, ma fino ad allora nel tempo libero avevo fatto altro e quindi sapevo bene quale fosse la differenza tra il tempo senza e il tempo con un certo tipo di tecnologia.

    A differenza di molte persone (alcune delle quali conosco e stimo) io non sono esaltata da questo fatto della “natività digitale”, ma la percepisco come una limitazione.
    Lo so, è una battaglia di retroguardia che lascia il tempo che trova.

  4. mammamedico
    mammamedico03-16-2015

    mi dispiace ma non sono d’accordo. i nostri figli sono figli della tecnologia e smartphone, tablet e pc fanno parte della loro vita quanto il pallone o le carte dei pokemon. Non fornire loro questi strumenti li limita nelle conoscenze e nel rapporto con gli altri. premesso questo io non sono una super tecnologa: ho fatto fatica ad abbandonare il telefono a tasti, la macchina fotografica tradizionale, non possiedo un tablet. mio figlio di 8 anni sa accendere il computer da quando ne aveva 2, ha imparato a scrivere messaggiando su wapp (mio) con la zia che essendo maestra lo correggeva pure, adora la wii e il nintendo ma se si tratta di scegliere fra una palla e i videogiochi non ha dubbi e sceglie la palla. in definitiva credo che ogni cosa vada presa nella giusta misura.

  5. M.
    M.03-20-2015

    Capisco il tuo punto di vista mammamedico anche se non sono totalmente d’accordo. Anche mio figlio sceglierebbe il gioco libero, il pallone no visto che non lo ama, ma trovare compagni di avventure è sempre più difficile.
    Noi abitiamo a Milano e mio figlio ormai rinuncia quasi sempre a passare ai giardini, tutti i compagni di classe passano i pomeriggi tra corsi extra scolastici e nuovi strumenti tecnologici (anche quelli che hanno madri non lavoratrici fuori casa o tate e nonni). Durante l’inverno ho invitato alcuni compagni a casa per giocare, dopo 1 ora, annoiati mi chiedono se si può avere il tablet o vedere la tv che non abbiamo.
    Il lego per molti diventa semplice collezionismo, non smontano e rimontano creando nuove figure o storie assurde… Alcuni vanno in tilt anche con i giochi di società, non si concentrano… Sarò strana io, ma lo trovo davvero preoccupante.
    Alle feste al chiuso alcuni si isolano con in mano il giochino del momento, ma è normale? Che dire poi del fatto che la maggior parte delle attività ludiche è sempre supervisionata da adulti, maestre, allenatori, educatori. Lo spazio per sperimentare giochi in autonomia è ridotto all’osso.
    Poi si parla tanto di nativi digitali, altro non sono, in genere, che consumatori passivi.
    L’ideale sarebbe che capissero anche come funziona un computer e le app attraverso i corsi di programmazione. Ve ne sono alcuni appositamente studiati per i bambini. Sono belli anche per noi adulti, in realtà ;-).

    • M di MS
      M di MS03-20-2015

      Purtroppo vedo le stesse cose che vedi tu M. ed è per questo che ho infilato il pippone di cui sopra.
      Anche mio figlio ha un amico con un sacco di giochi che sa solo fare videogiochi e si annoia con qualsiasi altra cosa 🙁
      Ho notato che è un problema che affligge solo i maschi, l’altra mia figlia non è così nè tantomeno le sue amiche. Certo, poi ho letto articoli in cui si spiega che questo scarso interesse per i videogiochi in età più matura può diventare scarso interesse verso certe materie scientifiche…bah! Sarà vero?

      Quanto al saper fare qualcosa con il pc, cioè usarlo e non lasciarsi usare, immagino tu ti riferisca al Coderdojo, vero?
      Infatti la mia amica Barbara Laura Alaimo, che nè una delle tutor, mi ha bacchettata per i miei timori, ma credo di averli ampiamente circostanziati 🙂
      Ecco, metto il link per tutti quelli che vorranno approfondire http://coderdojomilano.it/

      • M.
        M.03-20-2015

        Mitico, il Dojo!
        Ci siamo già stati.
        Questo fine settimana però, nonostante la mia competenza da dattilografa :-), non sono riuscita ad iscriverlo, accidenti! Tutto esaurito in un click.
        Fai davvero i complimenti a Barbara per questa sana e gratuita iniziativa! E sono tutti volontari!

      • M.
        M.03-20-2015

        Riflettendo, anch’io ho notato che il problema noia durante i pomeriggi di gioco si è presentato solo con i maschi. Le volte in cui abbiamo invitato le compagne di classe tutto è filato liscio o quasi. Differenti stili educativi per le bambine?

        • M di MS
          M di MS03-22-2015

          Può essere, però ci deve essere dell’altro.
          Ho come la sensazione che la stimolazione visiva, i suoni e certi scenari facciano più facilmente presa sui maschi e più in generale la dipendenza sia più facile per loro, anche a livello di tv. E’ un’impressione personale.