Sposati e sii sottomessa reloaded
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Sposati e sii sottomessa reloaded

Permettetemi di iniziare il post con un complimento: quello che si è inventato il titolo di questo libro per me è un genio. Solo per la curiosità di capire di che si tratta avranno venduto la metà di quelle 45.000 copie che dichiarano.

Siccome a me, come a molte altre donne, questo proclama ha fatto subito ribrezzo, mi sono ben guardata dall’acquistare il libro, anche se ai tempi una sbirciatina al blog di Costanza Miriano, l’autrice, l’avevo data. Poi la pressione mi era andata a 200 e morta lì.

Invece ultimamente mi sta accadendo una cosa strana: mi interessa sempre più capire le motivazioni di chi dice cose diverse da me. Sarà che sto invecchiando e mi sarò stancata di darmi ragione da sola. Insomma, vittima della brama da lettura scatenata dal mio e-reader di fiducia, ho comprato la versione aggiornata di “Sposati e sii sottomessa” e vorrei parlarvene.

Alcune premesse.

Costanza Miriano ha 44 anni e 4 figli. Assomiglia fisicamente alla mia amica Adriana, è magra come un chiodo e corre all’alba pur di non rinunciarvi. Non sottovalutate questo dettaglio, io ho una teoria. Qualsiasi donna che va a correre possiede una naturale tendenza più o meno esplicita alla sofferenza fisica, all’abnegazione e a quella parola che va tanto di moda adesso, “resilienza”. Se Costanza Miriano va a correre, fa 4 figli e riesce pure a lavorare in Rai Vaticano un motivo ci sarà. Rispetto.

Come avrete intuito, Costanza è una cattolica praticante ed in realtà il genio del marketing che ha scelto il titolo del libro è San Paolo, che ha detto proprio questo alle donne, di sposarsi ed essere sottomesse, nella Lettera agli Efesini.

E qui casca l’asino. Secondo l’autrice il concetto sta tutto in cosa si intende per “sottomissione”: “Sottomesse nel significato di stare sotto, sostenere, sorreggere, perché sotto si mette chi è più solido e resistente, perché è chi sta sotto che regge il mondo”” rel=”nofollow”.

Detto così non mi suona malissimo.
Alzo gli occhi dal pc e vedo la nostra casa, con i mobili che abbiamo scelto e acquistato insieme, le foto delle vacanze, tutte le cose dei nostri figli. Penso che se questa casa è un luogo caldo e accogliente è perché ci sono io che faccio da collante di tutto. Tengo insieme il lavoro e la casa, la scuola, i compiti, le attività extra-scolastiche, guardo che tempo fa nel week-end e decido se andiamo via o restiamo a Milano, decido cosa mangiamo, gestisco il ménage economico, ho la prima e l’ultima parola sulle vacanze, dico a Marito quando deve cambiare il guardaroba, mando gli auguri di Natale ai miei e ai suoi amici.
Sì, è vero. Sto sotto e reggo tutto. Giusto, sbagliato? A me sembra di essere come tantissime altre donne.
E’ un ruolo che mi sono scelta, che vivo tutti i giorni e alla fine dei conti non mi frustra. Anzi, non ho mai pensato: adesso mollo a lui tutte queste incombenze. Sono mie e me le tengo.

Ora, contestualizziamo.

E’ un fatto che con questa storia del mettersi a disposizione generazioni e generazioni di donne sono state fregate e lo sono tuttora.
Lo “sposati e sii sottomessa” funziona se tuo marito conosce le regole del gioco. Se anche lui si sottomette. Non voglio dire che ogni moglie si deve trasformare in una dominatrix. Dico che anche lui deve entrare nel progetto, ritagliarsi un ruolo attivo, essere a disposizione. Io per credere nel matrimonio non ho molto bisogno di tirare in ballo i sacramenti, mi basta la società di persone. In questo non sono molto “moderna”, le convivenze tout-court non mi attirano, sono per gli impegni nero su bianco. Questione di carattere.

Costanza difende un’idea tradizionale della diversità: essere accoglienti è nella natura delle donne, così come le ha create Dio, mentre l’uomo ha uno sguardo esterno al nido. Se tu rispetti la natura dell’uomo, non gli chiedi di essere diverso, anzi, gli dai sempre ragione e non metti in discussione la sua autorità, allora avrai un marito devoto, pronto a concederti tutto.

Allora.
Io a Marito non chiedo di essere come non è, anzi mi sono innamorata della sua diversità, lo interpello su tutto proprio per avere idee diverse dalle mie e rispetto la sua natura (disordine, sguardo strategico, assenze). Eppure lo scambio di idee tra noi, il non dargli sempre ragione, il contrattare non continuo ma frequente non solo mi rende ai suoi occhi una moglie indipendente ed affidabile ma anzi, ci rende più uniti e complici.

Dal dialogo e non dal silenzio esce un “noi”.

Penso a mia nonna, che nemmeno ventenne ha sposato un uomo più grande di lei di 18 anni. Non ha mai aperto bocca per dire bè, tutto quello che faceva lui andava bene. Quando poi le cose si sono messe male, mio nonno si è ritrovato da solo a risolverle. Per non parlare di certi mariti sciagurati che si sono presi alcune mie amiche. Sottomettendosi al loro volere si sono ritrovate con in mano un pugno di mosche e i creditori alla porta. Vorrei capire se quando parla di accoglienza la Miriano  si riferisce prevalentemente alle partite di calcio alla televisione o ai calzini sporchi buttati per terra, perchè allora in quel caso si tratta solo di non essere quella che secondo alcuni si definisce in gergo “una moglie rompipalle”.

Invece, secondo me la discussione in una coppia fa crescere tutti. Non si tratta di mancanza di rispetto, anche perché il rispetto deve essere reciproco.

Che poi, diciamo la verità, le mogli che facevano credere ai mariti di comandare sono sempre esistite. L’importante era non ledere la maestà del capo famiglia. Non vorrei fraintendere, ma forse sotto sotto per Costanza Miriano il trucco sta tutto qui.

Però attenzione: “…Un uomo non resiste a una donna che lo rispetta, che riconosce la sua autorità, che si sforza con lealtà di ascoltarlo, di mettere da parte il suo proprio modo di vedere le cose, che schiaccia sotto i piedi la sua lingua, sempre pronta a ridicolizzare, a mettere in luce le carenze dell’altro…”

Ecco, qui ammetto che il libro mi ha colpita sotto la cintura.

Quella credenza color turchese che mi è piaciuta dal primo momento che l’ho vista e adesso sta di là in sala da pranzo, il viaggio a Londra deciso in cinque minuti netti senza farmi una domanda, il primo passo per fare pace dopo un litigio…sono tutti gesti spontanei di Marito. E io sono certa che li abbia fatti perché mai mi sono permessa di umiliarlo, di far prevalere in modo arrogante la mia opinione sulla sua, di svuotare il suo ruolo con me e i figli.

Però vedete, Costanza identifica il problema nel fatto che al giorno d’oggi nelle coppie prevarrebbe il senso dell’”io” e non del “noi”. Invece secondo me non si riduce solo a quello, è anche una questione di stima. Se io non stimo il mio uomo, allora lo svilisco e non lo rispetto. E il mio uomo si deve meritare la mia stima, come io la sua.

Non è che forse la scelta della sottomissione non se la meritano proprio tutti i mariti?

Secondo me, ce ne sono tanti che queste finezze non le capiscono.

Un’altra tesi del libro è che il matrimonio risolve tutto.
Qualsiasi incertezza esistenziale troverebbe la sua panacea nel talamo nuziale, come in quei film con l’happy ending in cui i due protagonisti si baciano e via con i titoli di coda. Mi guardo intorno e vedo single che spero rimangano tali per sempre. E’ talmente chiaro quanto siano inadatti all’impegno quotidiano e al sacrificio richiesto dalla vita di coppia che mi auguro restino liberi da vincoli per tutta la vita e soprattutto non si riproducano, rovinando l’esistenza anche dei futuri figli. Certe volte Dio non me la conta giusta (opinione personale).

Capitolo femminismo.
Non ho bisogno di scomodare il Creazionismo, Adamo ed Eva e San Paolo per ammettere che un certo tipo di femminismo ha rovinato le donne. E’ vero che non si può avere tutto. Attenzione: nello stesso tempo.
Oggi magari le donne devono prendersi una pausa, seguire i figli o rallentare, ma domani forse no. La vita ci insegna che dietro ogni curva ci può essere una sorpresa. Aggiungo che quel vecchio femminismo non ha chiesto nulla al mondo del lavoro e le istanze di oggi sul telelavoro e la flessibilità per tutti (uomini e donne) possono correggerlo.

Ma ti prego, Costanza, coinvolgiamo i mariti in questo discorso. Se come dici tu l’amore è dare senza chiedere, e sono d’accordo con te, spero che ricevere non sia sempre scontato.

E’ uscito poi il seguito di questo primo libro, che devo ancora leggere: “Sposala e muori per lei”. Chissà, forse alcuni temi saranno sviluppati lato maschio, magari poi vi racconto.

Comunque, devo ammettere che “Sposati e sii sottomessa”, nella sua semplicità e anche nella scorrevolezza con cui si lascia leggere, mi ha lasciato sicuramente qualcosa. Insomma, sono contenta di averlo letto.

Alcuni concetti sono condivisibili, anche senza essere particolarmente credenti. Sono certa che se incontrassi Costanza Miriano passerei con lei qualche ora di conversazione piacevolissima, come quando si va a trovare una zia simpatica, prodiga di consigli non richiesti eppure a loro modo utili.

Tra tutte le cose su cui questo libro mi ha fatto riflettere è che è vero che gli uomini hanno bisogno di essere accolti e amati per quello che sono, anche quando cerchiamo di correggerli e di spiegare loro le nostre ragioni.

Io non voglio un “mammo” o uno a cui rinfacciare che ogni tre lavatrici che carico io lui fa partire solo una lavastoviglie. Voglio uno che ci sia nei momenti importanti, che abbia un’opinione sull’educazione dei figli, che sappia essere uomo e non ominicchio, che mi sia pari e diverso.

Anche se poi per anni si è alzato di notte al posto mio quando i figli chiamavano perché, citando le sue parole, “se la natura ha creato l’uomo più forte, allora vuol dire che questa forza va messa a disposizione della moglie che è stanca”.

  1. mcomemamma
    mcomemamma02-18-2014

    Ciao, intanto complimenti perchè hai scritto una “recensione” molto equilibrata e sopratutto con cognizione di causa, dopo aver letto il famigerato libro che proprio in queste settimane sta sollevando un putiferio in Spagna…
    Io seguo Costanza da un po’ e, pur ritenendola a volte un tantino “talebana”, credo che abbia aiutato a tradurre in termini semplici e quotidiani quelle parole così ostiche di San Paolo “sii sottomessa”.
    Anche io, nella mia seppur breve esperienza matrimoniale (sono sposata da neanche sei anni) ho constatato come il mio ruolo di donna sia proprio quello di far spazio all’uomo, di sorreggere la famiglia tenendo tutti i fili, di “sacrificarmi” ma con un sacrificio che per me è fonte di gioia ( anche cambiare il pannolino a tuo figlio è un sacrificio, non è certo una cosa piacevolissima…però lo fai con amore e sei felice di farlo! La stessa cosa vale per il marito); E come dici tu, queste incombenze a me piacciono, non vorrei mai cederle!
    Infatti Costanza dice che è insito nella donna il desiderio di avere tutto sotto controllo….come darle torto?
    D’altra parte vedo che mio marito è ben felice di lasciarmi spazio in queste cose e che il “lasciare spazio, l’accogliere” viene sempre ricambiato…magari con i suoi tempi, ma sempre in un modo bellissimo! (il tuo esempio dell’alzarsi alla notte!)
    All’uomo infine è chiesto di MORIRE per la donna…mica pizza e fichi! Anche in questo caso di morire a se stesso, all’egoismo che lo caratterizza…non certo fisicamente!
    Se l’uomo e la donna mettono in pratica questa -impegnativa- vita i frutti arrivano….e come vedi non è un’idea bigotta venuta fuori da qualche sacrestia ma la vivi anche tu, naturalmente, ogni giorno!
    Credo che Costanza abbia usato a volte delle frasi un po’ provocatorie ma che sia cosciente che alla base di tutto c’è il dialogo tra i coniugi e non l’obbedienza silenziosa.
    Quando dici:
    “Costanza identifica il problema nel fatto che al giorno d’oggi nelle coppie prevarrebbe il senso dell’”io” e non del “noi”. Invece secondo me non si riduce solo a quello, è anche una questione di stima.”
    Credo che Costanza volesse dire proprio questo. Se non c’è stima non può esserci il “noi” perchè ognuno dà più valore alle proprie idee, più peso ai propri traguardi personali, alla propria realizzazione…

    Grazie per la riflessione mattutina!
    Buona giornata!!!

  2. ero Lucy
    ero Lucy02-18-2014

    Donna intelligente, bella lettura.

  3. M di MS
    M di MS02-18-2014

    Che poi ogni anno Marito a settembre sa già che non deve lavorare nei giorni di Sanremo, perchè io me ne vado laggiù. Io sarò anche “sottomessa”, però anche lui accetta e collabora perchè sa di farmi felice, mica mi dice che sono una sciocca, alla mia età a scappare di casa.

  4. Mamma Avvocato
    Mamma Avvocato02-18-2014

    interessante recensione….dovrei proprio leggerlo, però da bravo avvocato, posso assicurare che il matrimonio non risolve un bel niente!

    • M di MS
      M di MS02-18-2014

      Anzi, qualche passaggio da far leggere ai clienti di un divorzista secondo me non sarebbe male!

  5. Letizia
    Letizia02-18-2014

    Veronica, premetto che ho provato la tua stessa sensazione tempo fa quando ho avuto l’occasione di leggerlo ma non ce l’ho fatta, pur sapendo che la regola non è soffermarsi sul titolo. Ora quasi quasi lo farò, anche sull’onda di questo post che mi sta facendo riflettere 😀 Faccio una considerazione, anzi tento di ricordare, perché è da tempo che non sono più praticante come prima. Mi viene in mente che discutendo in chiesa sui ruoli dell’uomo e della donna, non ho mai sentito pronunciare la parola sottomissione, ma rispetto reciproco e partecipazione per far funzionare la coppia. Il mio “è pari e diverso” come dici tu, ma credo proprio di non essere l’unica.

    • M di MS
      M di MS02-18-2014

      Non avendo seguito il catechismo prematrimoniale sono un po’ ignorante in materia. C’è qualche lettore/lettrice più aggiornata che ci può raccontare?

      • mcomemamma
        mcomemamma02-18-2014

        Secondo me la parola “sottomissione” non l’abbiamo mai sentita perchè sta indigesta a molti ( anche a me, prima di capirla bene, non è mai piaciuta quella lettera di San Paolo!!!) quindi figuriamoci se un prete si azzardasse a pronunciarla ad un corso prematrimoniale!
        Ma la sostanza è uguale: la “sottomissione” chiesta alla donna sta al “morire” che è chiesto all’uomo cioè entrambi devono rinunciare a qualcosa per l’altro (in questo sta l’essere pari); Essendo poi diversi, uomo e donna sono chiamati a fare questo passo indietro in modo diverso, ognuno secondo la sua natura, per costruire un risultato comune…..
        Che ne pensate?

        • M di MS
          M di MS02-18-2014

          Sì, concordo sull’interpretazione.
          Però, l’altro punto sempre molto dibattuto è: la diversità dei sessi è come ce la raccontano?
          Cioè, la donna accogliente per natura e l’uomo cacciatore?
          Via al dibattito!

          • mcomemamma
            mcomemamma02-18-2014

            Mah, come ogni aspetto ci saranno le eccezioni; Credo però che certi tratti comuni, magari più o meno marcati ci siano…
            Io personalmente mi sento meno poco donna se apro l’armadio o conto le scarpe ( il minimo indispensabile), da quel punto di vista mi sento più affine all’universo maschile che bada alla sostanza senza tanti fronzoli ma per alcuni aspetti del carattere mi sento abbastanza rappresentata dalla visione che dà Costanza…..

          • M di MS
            M di MS02-19-2014

            Concordo. Tra l’altro, i mariti che descrive la Miriano sono tutti piazzati davanti al calcio e taciturni, mentre il mio odia il calcio e non sta zitto un momento. Forse, se uno al libro dà un impianto didascalico, usa più facilmente stereotipi.

          • mamma spettacolare
            mamma spettacolare02-19-2014

            non ho letto il libro, forse dopo questo post lo leggerò. Un’osservazione però mi viene di farla, anzi una domanda: quando ho chiamato il mio migliore amico perchè alle 2 di notte su una statale schifosissima mi si è bucata la ruota pioveva e da sola non potevo cambiarla, pur sapendolo fare da brava donna moderna che sa fare tutto; il mio amico si alzato dal letto ed è venuto ad aiutarmi perchè è sottomesso?
            Voglio dire, mi sembra una dinamica, questa che qui è chiamata sottomissione, che potrebbe tradursi con “Volersi bene”, nel senso del volere il bene dell’altro.
            Non basta?

          • M di MS
            M di MS02-19-2014

            Ho capito bene cosa vuoi dire, ma, parafrasando la Miriano, non basta.
            Cioè bisogna intendersi cosa ci metti in quell’espressione “volersi bene”.

            Leggendo il libro, mi sembra di capire che la sottomissione (intesa come “stare sotto e reggere”) serve alla Miriano per lanciare un messaggio alle donne, che secondo lei, prese dalla propria emancipazione dimenticherebbero la loro natura, che prevede accoglienza.
            Ma qui poi ognuno la pensa come crede.

  6. ilnonluogodiemily
    ilnonluogodiemily02-18-2014

    devo assolutamente leggere questo libro….adesso lo scarico, grazie!

    • M di MS
      M di MS02-18-2014

      Ah ah! Non vedo l’ora di leggere i tuoi commenti al vetriolo!

      • ilnonluogodiemily
        ilnonluogodiemily02-18-2014

        eh lo metto in coda m sono presa 3 libri in serie di carlotto le vendicatrici….

        • M di MS
          M di MS02-18-2014

          Beh, carino come accostamento: sottomissione e vendicatrici…

  7. LibraiaVirtuale
    LibraiaVirtuale02-19-2014

    Bella recensione, equilibrata e piena di spunti di riflessione.
    Prima di sposarmi anche io ho frequentato gli incontri di catechismo prematrimoniale. Premettendo che un corso di questo genere è utile soprattutto se le persone che lo conducono sanno porre le questioni religiose nella giusta luce, nemmeno io ricordo di aver mai sentito parlare di “sottomissione”. Non in termini espliciti, perlomeno.
    Ricordo però un incontro con un bravissimo sacerdote, fine studioso ma sopratutto persona con i piedi per terra (faccio pubblicità, trovate le sue omelie sul blog http://donfrancesco.blogspot.com) che ci aveva spiegato il passo biblico “ti chiamerai donna perché dall’uomo sei stata tolta”: la sua interpretazione non andava nel senso della sottomissione di un genere all’altro quanto nel senso della compenetrazione, della corresponsabilità dei due generi. (Ora purtroppo non sono in grado di dirvi di più perché sono passati quasi sette anni…)

    La lezione più grande, però, l’ho sentita durante l’omelia di un matrimonio: “dovrete essere in grado, da oggi in avanti, di dire qualcosa di buono dell’altro. Non una volta ogni sei mesi, ma tutti i giorni.”
    Io l’ho sempre interpretata in due modi: l’altro mi deve stimare, però anche io devo farmi il mazzo per essere stimata. Se vogliamo, è sottomissione anche questa, sottomissione a un ideale: di se stessi e di coppia. Come poi si faccia in termini concreti… bah, forse meglio che lo chiedete a qualcun altro, ché io ho ancora da imparare!

    Da ultimo (poi la smetto, lo prometto), condivido in pieno quello che dici del femminismo prima maniera: non ci ha liberate, ci ha solo messo ancora di più in competizione con il mondo maschile. Questo forse ha fatto più danni che altro: nella mia esperienza, gli uomini -mio marito in primis- hanno bisogno di avere qualcuno che faccia da collante in casa e in famiglia. Molte donne vedono questa necessità come il fumo negli occhi, il male peggiore: ma se è una richiesta importante per il nostro compagno, non possiamo non tenerla in considerazione.

  8. Caterina
    Caterina02-19-2014

    Mi dispiace non condivido il punto di vista dell’articolo. Per caso ho sentito parlare in questi giorni di questa costanza miriano e del suo libro. Non lo leggero’. Personalmente penso che sia, perdonate il termine, una ‘gran paraculata’ nei confronti di un istituzione che, in aperta contrapposizione con l’insegnamento di Cristo, e’ politica ed e economica. Io non sono cattolica ma sono cristiana e molto credente. Sono anche ‘femminista’ (nel senso negativo del termine per la chiesa cattolica) dato che penso che la parita’ di genere sia in una societa’ democratica ed istruita una concezione molto piu’ ragionevole della famigerata complementarita’ della chiesa cattolica. Non per questo sono o mi sento un maschio mutilato. Esistono e’ vero delle differenze tra maschi e femmine che vanno indubbiamente rispettate ma non sono dei divari insormontabili tanto da costituire due universi tanto separati e contraddistinti come vorrebbe far credere il papa giovanni paolo. Mi dispiace, i divari sono principalmente culturali-religiosi e non naturali. Lo dico da persona che ha frequentato una scuola considerata dai cattolici e affini off limit per le femmine, dato che composta principalmente da maschi. Lo dico da laureata e dottorata in biologia. Lo dico da ricercatrice. Lo dico soprattutto da donna che vive una bella storia d’ amore con un uomo da 15 anni. Mi dispiace, ma il nostro amore non e’ basato sulla sottomissione cosi’ come voi la intendete ne’ sulla complementarita’ ma sull’ uguaglianza e la parita’. E mi dispiace tanto per papa e cattolici ma funziona, eccome se funziona, e noi ci amiamo. Mi dispiace deludervi ma io non sorreggo propio niente, non ne sarei capace da sola. Entrambi sorreggiamo, entrambi prendiamo le decisioni sulla casa, entrambi siamo materni e paterni, dominanti e sottomessi l’ uno all’ altro (a seconda delle circostanze e per inclinazione piu’ che altro naturale e non sessuale!). Entrambi siamo liberi nelle nostre decisioni ma anche e contemporaneamente rispettosi (sottomessi per voi cattolici) l’uno dell’altro. Entrambi abbiamo la stessa predisposizione per casa, lavoro e prole. Anzi, forse, mio marito e piu’ portato di me per le questioni della casa e vi assicuro che e’ un maschio a tutti gli effetti !! Purtroppo il problema e’che la chiesa cattolica (come istituzione) e’ cieca all’amore e ottenebrata da sempre dal potere, cosi’, pur impegnandosi, i suoi discorsi risultano orribili e tanto lontani dall’amore immenso di Cristo. La lettera agli efesini dell’apostolo Paolo e’ bellissima e non ostica. La donna deve sottomettersi (nel senso vero del termine e non in quello di sorreggere) al marito ma il marito la deve amare immensamente come Cristo ha amato la sua chiesa, fino a morire per lei. Cristo si e sottomesso (di nuovo nel senso letterale del termine) agli uomini, li ha serviti, e li ha amati fino all’alienazione di se’. La chiesa lo serve e si sottomette a lui. Cristo e la chiesa alla fine diventano una sola cosa. A maggior ragione lo diventano l’uomo e la donna che si amano. L’uomo e la donna rimangono differenti certo ma tra di loro quando la compenetrazione e’ davvero profonda non c’e un servitore e un padrone, non c’e chi sorregge e chi sta sopra, non c’e chi guarda dentro e chi fuori. Entrambi fanno tutte queste cose. Il grado piu’ profondo della compenetrazione e dell’amore e’ l’ uguaglianza non la complementarita’.
    Caterina.

    • M di MS
      M di MS02-20-2014

      Sai cosa penso Caterina?
      Penso che tutti i discorsi che la Miriano fa nel suo libro, soprattutto gli esempi, sono molto empirici e quotidiani. Usa concetti “alti” per giustificare degli status “bassi”, come se dovesse trovare a tutti i costi la ratio del suo matrimonio funzionante in un precetto religioso, mentre forse non occorre scomodare Dio, ma solo il buonsenso, l’amore e il concetto di felicità nella sua personale coppia.

  9. laura todisco
    laura todisco03-09-2018

    un testo di un’assurdità allucinante. Premesso che non sono sposata e non ho fatto figli, non ritengo l’attuale fase esistenziale femminile il migliore dei mondi possibili, mi sento male solo al pensiero di fare 8 ore di lavoro e poi tornare a casa ed occuparmi della cena, lavastoviglie, dei compiti dei miei figli etc….tuttavia la soluzione non mi sembra questa prospettata dalla Miriano. Voglio solo soffermarmi sul concetto di dare sempre ragione al marito, beh dipende da quello che dice e quello che vuole ! se suo marito le chiedesse di andare a stuprare un bambino lei cosa risponderebbe ? gli darebbe ragione e poi lo perdonerebbe ? ma non diciamo castronerie ! Questo è un libretto scritto da una donna dell’alta borghesia con baby sitters, domestiche che lavora pure come giornalista ! ma che consigli vuoi dare ? forse alle tue amiche altolocate e stop !

    • M di MS
      M di MS03-09-2018

      Non credo che la Miriano sia la donna ricca che pensi tu, lei ha proprio convinzioni religiose sue, su cui ovviamente si può non essere d’accordo.
      Se mi permetti, qui la questione è un’altra, ben lungi dall’aspetto economico della gestione della coppia che infatti non viene mai toccato nel libro.
      Tra l’altro, se mai un giorno ti sposerai, scoprirai che la divisione dei ruoli e il chi fa cosa esulano dal denaro anche per le donne che hanno un buono stipendio, ma è più un fatto culturale e di abitudini famigliari.

      Come dicevo nella mia ormai datata recensione (oggi magari la integrerei con altre idee o scriverei meglio certi concetti), la sottomissione fa saltare la mosca al naso a tutte. Se però si legge il libro con un po’ di esperienza matrimoniale si può andare molto oltre la parola, volutamente provocatoria, e trovare una verità individuale, che può significare compromesso, rispetto dei ruoli, un venirsi incontro che poi ognuno declina come crede nella propria coppia. I matrimoni che durano funzionano così.