Sono una che non si accontenta

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Sono una che non si accontenta

Ho riscritto 3 volte questo post perché ho cambiato idea 3 volte su quello che volevo dire e alla  fine pure adesso non so bene dove mi porteranno le parole. Non male se l’argomento che  scatena tutta questa indecisione è la scuola.

Perché?

Perché la scuola è fatta di persone e sulla nostra strada ne troviamo di tutti i generi, le  maestrine dalla penna rossa e i cattivi maestri, i dirigenti scolastici illuminati e i burocrati che sognano la pensione. Il tutto magari nella stessa scuola, ma in sezioni diverse. Qualsiasi cosa io possa scrivere in questo post potrebbe essere contraddetto dal genitore di un compagno di mio figlio e sussistere tranquillamente con la mia visione delle cose.

Conclusione: la scuola è fatta di oggettività e percezione. Come tutto ciò che può essere definito “servizio”. E badate bene che in questa parola ci sta tutto il significato del termine scuola: il servizio è qualcosa che si concretizza perché c’è qualcuno che lo eroga e qualcuno che lo riceve, senza la cui esistenza e collaborazione il servizio non esisterebbe.

I miei bambini vanno tutti due all’asilo. Da quando sono nati hanno frequentato complessivamente 3 materne, 2 nidi e 1 baby parking (la famiglia ha cambiato spesso casa), tutti privati tranne l’ultimo asilo di Fagio. Mi considero una mamma che ha una buona visione dell’offerta nel periodo 1-5 anni e di questo mi limito a parlare.

Cosa cerca una famiglia quando si trova a scegliere l’asilo?

–         Un posto accogliente, raccolto, che faccia sentire il bambino a proprio agio ma offra anche stimoli visivi, magari con un bel cortile/giardino

–        Un ambiente sicuro, in cui il bambino possa muoversi senza farsi male e impenetrabile agli estranei

–        Educatrici disponibili, accoglienti, che mostrino di sentirsi coinvolte dalla vita scolastica e aperte al dialogo con i  genitori e i bambini

–        Un centro di aggregazione tra famiglie e bambini, che crei una comunità dentro e fuori la scuola per aiutare i figli a crescere nell’amicizia

–        La possibilità di integrare corsi all’interno dell’orario di frequenza o all’interno della scuola (es. inglese, nuoto)

–        Una scuola vicina a casa o al lavoro dei genitori per ovvi motivi logistici

Tutte le scuole cha abbiamo frequentato fino ad oggi rispondono più o meno a questi requisiti, ma devo confessare una cosa: il passaggio da una materna privata ad una comunale non è stato affatto facile. L’inserimento lo fa il figlio, ma anche il genitore.

Quasi tutto nella scuola privata (seria, e le nostre lo sono state) risponde a criteri di trasparenza. Esiste un patto tra scuola e genitori paganti per cui “compro x e ricevo x”. La scuola ha tutto l’interesse che il genitore conosca come svolge il suo operato, il livello di coinvolgimento e crescita dei bambini, la professionalità degli insegnanti perché deve farsi scegliere ogni anno e se così non è chiude i battenti. Se una scuola privata è scadente te ne accorgi subito comunque, non è che il bonifico ti anestetizza il cervello, anzi.

Alla scuola pubblica ci vai pagando le tasse e non ho ancora capito bene perché questo dà a molti genitori l’impressione di dover pretendere di meno e di doversi filosoficamente accontentare.

Sta di fatto che alla prima riunione della materna pubblica ho capito che le cose sarebbero andate molto diversamente. Sei un numero, uno che ha vinto la lotteria dei posti all’asilo, sei già fortunato. Per l’inserimento ti piazzano a fine settembre perché si segue la graduatoria, fa niente se hai dei buoni motivi per chiedere un’altra data. I momenti di comunicazione sono spazi in cui la burocrazia si apre graziosamente al pubblico degli utenti: informazioni concise, empatia quasi pari allo zero, se non fai troppe domande è meglio e la voglia ti passa in fretta. Sarà così solo nella nostra scuola, le altre saranno meglio.

Naturalmente niente inglese e psicomotricità, perché non ci sono i fondi o gli spazi, anche se mi sembra di percepire che in generale sono considerate cose un po’superflue.

Ora, siccome nella scuola pubblica ci credo e sono comunque contraria ai tagli indiscriminati che si stanno effettuando, mi trovo costretta ad ammettere che le cose che a me personalmente non piacciono NON dipendono dalla mancanza di finanziamenti bensì da altri fattori.

La scuola pubblica che conosco io manca di sistematicità. Non c’è uniformità di comportamento tra gli insegnanti delle varie sezioni. Non sto parlando di carattere, perché ognuno ha il suo, ma di atteggiamento professionale: parlare con un bambino di 4 anni guardandolo negli occhi, accoglierlo calorosamente la mattina, non farlo sedere su una sedia in un angolo durante l’inserimento mentre gli altri mangiano, essere disponibili a far due chiacchiere con i genitori, avere il pudore di non lamentarsi se l’8 marzo “non ci sono più 2 ore di vacanza come era una volta” (ma pensa a quella mamma lavoratrice che metteresti in difficoltà con le tue orette premio, piuttosto!).

Mi piange il cuore a dire che quasi tutte le criticità che riscontro nella scuola di Fagio dipendono dalla burocratizzazione della sua specifica scuola, dal fatto che a volte le educatrici danno l’impressione di sentirsi delle impiegate statali. Dipendono dall’assenza di coordinamento della dirigente scolastica, che si occupa di uniformare i lavoretti, che – ormai l’ho capito – pur se utili e divertenti non sono  LA scuola. Per gli aspetti relazionali tra bambini – che a questa età sono la base della futura convivenza e della condivisione – ci si affida al buon senso e all’eventuale voglia delle maestre.

Per fare un esempio concreto: nella materna privata dell’altra mia figlia a settembre riunione insegnanti-genitori in cui è stato spiegato il programma didattico. Ci è stato inoltre chiesto di compilare un accurato modulo di valutazione delle capacità del bimbo che rivediamo insieme a metà e a fine anno. Inoltre è stata posta molta attenzione ai modelli comportamentali e alla capacità di relazionarsi con gli altri: anche questo fa parte a pieno titolo del programma didattico.

Nella materna statale di Fagio la riunione con gli insegnanti si è svolta a fine novembre ed è durata mezzora a dire tanto. Ci è stato spiegato il programma didattico (elementi naturali)  e i lavoretti che sarebbero stati fatti. Ho segnalato che mio figlio ha chiesto di poter scrivere un po’ di più, ma mi è stato risposto che se lo fanno scrivere di più poi devono farlo anche con gli altri e il programma di quest’anno prevede le nuvole di cotone idrofilo.

Due parole per i dirigenti scolastici. Spesso ho la sensazione che le positività della scuola rischino di non essere valorizzate per la mancanza di attitudine a comunicare in modo sistematico con le famiglie. Magari a fine anno scoprirò che mio figlio ha fatto delle attività interessantissime, ma avverrà per sbaglio, all’ultimo momento. Anche perché mancano i soldi, perché fino al giorno prima non si sa se quell’attività ci sarà o no, perché non è ancora arrivata la fotocopia dalla segreteria.

Comunque cari dirigenti, anche se avete 60 anni ricordatevi che siete a capo di un asilo, voglio dire un posto per giovani dove non è ammessa l’ignoranza del mondo dei bambini anche al di fuori della scuola, non dirigete una casa di riposo. Non potete venirmi a dire che non sapete cosa sono quelle decine di album di figurine del “Mondo di Patty” in libera distribuzione su tutti gli armadietti dell’asilo, che qualcuno – non si sa chi – ha messo indisturbato – non si sa quando – per attirare dei piccoli proseliti. Il marketing aggredisce i bambini già ai giardinetti, questa presenza addirittura nella scuola è inaccettabile. La dirigente che non sa e non guarda, le educatrici che sono le regine dei 10 metri quadri della loro classe, ma in corridoio non prendono iniziative, non leggono, non si pongono domande…bah!!!

E poi vorrei dire una cosa, che riguarda sia le scuole pubbliche che quelle private:

Genitori, sveglia!!!

Le riunioni di classe sono lo specchio di tornasole: ci sono sempre le stesse facce. E vabbè, si sa, gli orari spesso non aiutano. Ma anche quando di genitori ce ne sono vedo spesso sguardi persi, di gente che non sa cosa chiedere e cosa aspettarsi e quindi pretendere. Mamme stravolte dal lavoro che guardano l’orologio che c’è da mettere su il minestrone. La scuola diventa un parcheggio e non vi viene voglia di partecipare un po’ di più?

Perché se capita l’educatrice che non ha più voglia – come è capitato a noi – così facendo allora è tutta una corsa al ribasso, al quieto vivere. O forse avete capito tutto voi, che tanto è inutile agitarsi troppo? Facciamo passare questi due anni di asilo e pensiamo alle elementari?

INSOMMA, ALLA FINE…

La scuola è piena di bravi professionisti ma anche di burocrati e tira-a-campare. Mi piacerebbe che il parere di noi genitori fosse in qualche modo raccolto ed ascoltato (con prudenza, perché lo so che l’insegnante vede il genitore come un rompipalle iper-protettivo che si agita troppo e in alcuni casi può essere vero).

Soprattutto non mi sta bene che i genitori servano a fare le campagne anti-Gelmini o anti-Milano Ristorazione, ma poi sui programmi o su certi andazzi lassisti debbano stare zitti perché non bisogna mettere in discussione insegnanti e relativi dirigenti.

Vorrei anche che esistessero dei sistemi di premio e segnalazione per i più capaci, perché mi piacerebbe che anche nella nostra classe le educatrici avessero l’entusiasmo e il sorriso della maestra di quella sezione che so io.

Ma c’è una cosa in tutti questi anni che non ho ancora capito ed è questa: perché a tutte le educatrici della scuole private dei miei figli brillano gli occhi? Perché mostrano visibilmente di essere coinvolte dal loro lavoro, anche se sono pagate meno delle educatrici della scuola pubblica?

L’amica G. mi ha dato una risposta che mi ha spiazzato: ”Perchè hanno uno stipendio da fame” “Cioè?!” “Perché amano alla follia il loro lavoro”.

Glom.

Dunque, le conclusioni sono: accettano di essere meno pagate per svolgere il lavoro che amano, evidentemente in un contesto che le soddisfa. E secondo questo assunto, allora le educatrici della pubblica di Fagio sono pagate di più per Accontentarsi di lavorare male? E i nostri bambini?

Una cosa è certa: anche dopo aver scritto questo post continuo ad avere idee confuse.

  1. Mammafelice
    Mammafelice04-13-2011

    Mannaggia, però hai ragione…
    Io difendo sempre le maestre, ma OGNI VOLTA poi mi arrabbio perchè si comportano proprio da ‘statali’.
    A me non disturba la mancanza di fondi, non mi disturba la mancanza di materiale, non mi disturba di dover dare il mio tempo alla scuola.
    Mi disturba la mancanza di impegno da ambo le parti: insegnanti che fanno il minimo essenziale, genitori che considerano la scuola alla stregua di un parcheggio, dirigenti che… boh, ma chi è la dirigente? Mai vista!!

    • M di Ms
      M di Ms04-13-2011

      La mia esperienza è di una mancanza di attitudine al confronto. Confido nelle elementari!

  2. piattinicinesi
    piattinicinesi04-13-2011

    Ho riflettuto su alcune cose che hai scritto. Quel io pago e quindi pretendo è ormai proprio una caratteristica del nostro tempo. Ognun per sé davvero, siamo come monadi. Ma come dici anche gisutamente noi paghiamo le tasse, e invece la scuola pubblica ci viene presentata come un privilegio, un favore o una concessione. In futuro magari sarà solo l’ultima spiaggia. Ecco, la ragione per cui mi batto è quella di non rinunciare ai diritti. E la scuola è un diritto dei cittadini.

    • M di Ms
      M di Ms04-13-2011

      E’ proprio questo il punto. Se ci fosse la certezza della qualità nella pubblica le private resterebbero delle enclave in cui i pari censo decidono di ghettizzarsi. Pago = pretendo deve valere anche nella pubblica, per tutti.

  3. lorenza
    lorenza04-13-2011

    🙂 questo post è di un’onestà intellettuale pazzesca. Quando riusciremo a parlare di queste cose in questi termini?

    • M di Ms
      M di Ms04-13-2011

      Ho letto molti (ma non tutti) post che hanno aderito alla giornata di blogging sulla scuola e ho letto ovunque peana alla scuola pubblica. Io rispetto e quasi sempre condivido le altrui opinioni (peraltro riguardano anche temi come le elementari e oltre molto interessanti e a me attualmente preclusi), però vorrei sentire anche qualche messa in discussione.

  4. emily
    emily04-13-2011

    concordo su tutto, anche se il mio punto di vista ormai prende scuola media e liceo classico, l’asilo ormai me lo sono dimenticato….!
    si parano tutti dietro i soldi che non ci sono, come se servissero soldi per fare un sorriso in più, x fermarsi a parlare 5 minuti con un genitore o x controllare che qualcuno (ma tu ci credi davvero che nn sappiano nulla? ma io sarei preoccupatissima se chiunque può entrare x mettere gli album delle figurine…)nn riempia la scuola di fesserie commerciali.

    • M di Ms
      M di Ms04-14-2011

      Ieri in modo casuale mi è capitato tra le mani un modulo allegato ad un album Panini in cui si chiedeva di crocettare come si era venuti in possesso dell’album. Una delle opzioni era “omaggio scuola”. Che la Panini possa pensare al mktg nelle scuole ci può stare, anche se è chiaro che il problema etico non se lo pongono. Chiaro che o le bidelle hanno preso la mezza o alla preside non frega un cavolo o la preside non vede non sente non parla. Tutte le ipotesi mi fanno incazzare.

  5. emily
    emily04-13-2011

    p.s io ho deciso di nn fare il post sulla scuola xkè credo di nn poter dire la mia opinione senza rischiare il linciaggio da parte delle prof che girano nei blog….tanto x dirne una….

    • M di Ms
      M di Ms04-14-2011

      Io il linciaggio l’ho avuto perchè – inascoltata dalla preside – ho denunciato pubblicamente il fatto degli album e la fotocopia del giornale con la mia lettera girava tra le classi. Mi hanno detto “Ha fatto scoppiare un bubbone”. Ho risposto: “Bene! Era proprio il mio intento. Così magari anche altri genitori si svegliano”.

  6. deborah
    deborah04-14-2011

    mah!Mia figlia è a fine ciclo di una materna pubblica e a dire il vero, anche io speravo meglio.
    Le attività di questi anni davvero formative sono state quelle a pagamento durante l’orario scolastico. Nota positiva:i genitori nel mio caso sono davvero molto presenti. Nota negativa: si dividono spesso in due fronti nelle decisioni importanti.
    Mia figlia purtroppo non ha avuto neppure una certa continuità di insegnamento, perchè una delle 2 insegnanti è sempre stata “vacante” , ma questa è un’altra storia lunga e spiacevole.
    Detto questo:io non ce la faccio a iscriverla a una scuola privata. proprio non ce la faccio, qualcosa dentro di me si ribella e, a dirla tutta, mi fido ancora meno del privato che del pubblico.
    A conclusione aggiungo anche che, i nostri beneamati pargoli son fin troppo coccolati, anzi, parlo al singolare così nessuno se ne ha a male.
    Ho sempre pensato che la scuola pubblica sia anche una scuola di vita. E’ fatta di persone, non tutto è perfetto, ma non mi va neppure che mia figlia cresca in un ambinete perfetto e iperprotetto, perchè poi, fuori di lì, è tutta un’altra storia.

    • M di Ms
      M di Ms04-15-2011

      Sull’ultima cosa che hai detto: secondo me quando si confronta pubblico e privato bisognerebbe distinguere l’aspetto relazionale e sociale (es. diverse classi sociali nella scuola pubblica) da quello didattico. Io personalmente non mi auguro insegnanti (gravemente) imperfetti alle elementari perchè poi nel mondo c’è mediocrità.

  7. deborah
    deborah04-15-2011

    Sull'”eccezionalità ” del male non si discute. Mi sono già informata preventivamente sugli insegnanti futuri delle due classi a tempo pieno. Ed è chiaro che, se avessi saputo di qualche anomalia in negativo l’avrei iscritta a un’altra scuola. Pubblica, però, in maniera ostinata.
    Forse sarà anche perchè ho vissuto sulla mia pelle la scuola privata alle medie inferiori e non è stata una grande esperienza.Forse perchè credo che il pubblico siamo noi, alla fine e la scuola dovrebbe essere qualcosa di più di una fornitura di servizi a pagamento.

  8. worldwidemom
    worldwidemom04-18-2011

    complimenti, bel post.
    più o meno si può dire che qui la situazione è simile. Solo che il sistema educativo americano secondo me è pessimo e noi per ora mandiamo SuperT ad una scuola privata, ma direi fondamentalmente proprio per le ragioni che elenchi tu.
    Ho bisogno di un riscontro continuo, soprattutto anche perchè vivo in un paese straniero. Ho bisogno di essere coinvolta, di sapere cosa fanno, cosa mio figlio può imparare. Voglio sapere TUTTO. Ne ho il diritto. Lo avrei comunque in una scuola pubblica.
    Non ho esperienza di scuola pubblica e pertanto non posso dire la mia su questo. Anche io a mia volta ho sempre frequentato scuole private e quindi proprio non so.
    Bel post.

    • M di Ms
      M di Ms04-18-2011

      Vedi, molte mie amiche mi dicono che nella scuola privata ci sarebbero meno controlli sui programmi, sui metodi e sui docenti. Come dire: siccome il padrone non è il Ministero ma un privato magari non si rispettano le regole, forse anche nei rapporti contrattuali degli insegnanti. In effetti il rischio c’è, poi però ognuno parla della propria esperienza. Io per es. ho fatto un asilo pubblico avveniristico negli anni ’70, elementari e medie private molto buone, il liceo e l’università pubbliche. Un percorso positivo, forse è per questo che non ho un atteggiamento ostile alla scuola privata. Può forse aver aiutato che il liceo è stato pubblico, quando in effetti hai bisogno di nuovi stimoli e un po’ più di libertà.

  9. LaStancaSylvie
    LaStancaSylvie04-19-2011

    L’argomento scuola è uno di quelli che mi preoccuperebbe di più da mamma. Credo. Mi preoccupa adesso che fortunatamente ne sono fuori da un bel po’.
    LaStancaSylvie