Quello che non riesco a dire
Era la prof. di greco e latino della sezione A del mio liceo classico. Aveva la fama di essere una dura. Non regalava facilmente sorrisi e non sapevi mai cosa pensasse finchè non apriva bocca. Le versioni del compito in classe tornavano indietro piene di sottolineature in rosso e blu (ed erano quest’ultime che incidevano sul voto).
Portava un caschetto nero, severo, e in inverno un cappotto rosso un po’ demodé. Ma quando spiegava Tacito o Cicerone ci avvinceva tutti come una domatrice con la sua frusta. Per un attimo non eravamo più in quell’aula di liceo, ma nel I secolo D.C. In un aula di Senato. Non concedeva nulla dunque, ma aveva azzeccato il tema della maturità (il teatro greco) ed eravamo preparatissimi. Sono certa che se quell’anno fosse stata il nostro membro interno le cose sarebbero andate meglio per molti di noi.
Non era solo una prof. Era un esempio senza volerlo minimamente essere. Non ci inculcava valori morali, ma si mostrava sobria ed efficace, dura ma di quella durezza che assomiglia più alla riservatezza che alla freddezza. Anch’io ero una dura (una finta dura) e sentivo di avere qualcosa in comune con lei.
Ci piacevamo ma non mi faceva sconti. Una volta a ricreazione, leggendo il giornale, chiesi se qualcuno voleva venire a vedere “Indiana Jones” con me e lei ne rimase scandalizzata. Ciò, incredibilmente, scatenò un dibattito con la prof. di filosofia che affermava la necessità dell’intellettuale M di MS di” vivere momenti di aggregazione con il gruppo”.
Una mattina vado a scuola e mi spediscono a fare un’intervista con una giornalista che poi sarebbe diventata famosa e che stava facendo una ricerca sulle ragazze dell’epoca. Ricordo una conversazione di un’oretta sui modelli femminili e che a domanda diretta avevo risposto che quella prof. era tra le persone che apprezzavo.
Un paio d’anni dopo io e qualche ex compagno, ormai universitari disinibiti, ci siamo nascosti tra i banchi dei suoi studenti per farle uno scherzo. Era tremendamente assorta proprio come ce la ricordavamo: non si era accorta di nulla. Solo ad un certo punto, quando stava per interrogare un mio compagno al posto del legittimo occupante del banco, è rimasta a bocca aperta e finalmente la classe dei liceali ha potuto sciogliersi in una grassa risata. Per quel giorno la lezione era finita e via con le chiacchiere.
Sono passati tanti anni. Adesso frequento i giardinetti del mio quartiere con i miei figli. Un quartiere lontano dalla scuola e dalla casa in cui sono nata. E me la ritrovo lì, con il suo caschetto nero, il cappotto demodé e l’aria da dura. Che si schiude però in un sorriso pieno di curiosità. La chiamo sempre “Prof” ma oggi è solo una nonna. Chiacchieriamo intensamente ed intanto suo marito gioca con il mio bambino. Mi fa delle confidenze e io a lei.
Qualche volta scambio due parole con sua nuora. Un giorno mi ha obbligato a fare l’imitazione dell suocera! Ero un po’ arrugginita, ma forse mantengo un po’ del mio smalto, visto che si sganasciava dalla risate.
Mi fa sempre piacere incontrare la mia Prof., provo una contentezza pudica, un’emotività trattenuta.
Vorrei tanto dirle, ma non ci riesco, che per i professori noi studenti siamo tanti, gli anni passano e loro finiscono con il dimenticarsi di noi. E invece loro per noi restano unici, nel bene e nel male. In qualche modo indimenticabili.
Ringrazio Aule in Tempesta che mi ha fatto scrivere di getto questo post.
eh eh… non dico altro….
E pensa che tu la nuora la conosci!
wow
che bel post. da come era iniziato temevo ci fosse una fine triste, invece vi incontrate ai giardinetti 🙂
e la conclusione poi è vera, verissima…
Sì, in effetti immaginavo che qualcuno pensasse al peggio. Però sai, l’effetto sorpresa 😉
azzzzzzzz te possino accecà, anche io pensavo a uan fine tragica!!!
che bel post mi ha fatto ricordare i miei prof d’italiano; di uno ho trovato delle lettere molto appassionate (niente di sessuale ma erano tutti molto preoccupati che sprecassi i miei talenti….quali poi nn si sa)qualche giorno fa. anche a me piacerebbe averne notizie
Non ho nessun dubbio che i tuoi prof. in te vedessero dei talenti. Anche per me era così, anche se la vita mi ha insegnato che i talenti non bastano. Ci vuole costanza e soprattutto una VISIONE di se stessi. A me la visione è arrivata dopo i figli, vedi tu!
P.S. complimenti per il nuovo indirizzo e-mail che posso vedere solo io. Che tamarro!
Già la VISIONE di se stessi. Acci non riesco a trovarla!
il mio prof di greco invece, che fu per noi un maestro di vita, nonchè di greco, purtroppo è morto da un pezzo. lo incontravamo ancora certe volte alla biblioteca dell’università a cercare dei testi per un suo immane studio dei poemi omerici (opera che concluse prima di morire e che campeggia nella mia libreria praticamente intonsa). si ricordava tutto di noi e mi manca un sacco. forse è stato l’unico vero professore degno di questo nome.
grazie per avermi fatto venire in mente momenti del passato, non è mai male ripercorrere le nostre vite!
Ciao Clara.
L’altro giorno c’era qui da me l’Adriana e le ho fatto vedere il tuo blog. Le ha fatto molto piacere.
Che tenerezza. Anche se non credo che i “veri” professori si dimentichino dei loro studenti, non di tutti, almeno. Mi fa molto strano pensare a quale gran cosa sia insegnare (per chi ama questo lavoro ed è capace di farlo bene) e a quanto spesso questo lavoro anneghi tra burocrazia, colleghi insipienti e Ministri deficienti. E tuttavia, i “veri” professori, son sempre lì. Speriamo che anche i nostri figli ne incontrino qualcuno, nella vita! 🙂
Sì, speriamo. Anche perchè a volte da adolescenti si subisce molto di più il fascino di persone esterne alla famiglia che dei genitori. Io per es. avrei voluto tanto essere la nipotina di un’architetta molto famosa che frequentavo da piccola, avrei voluto viaggiare con lei. Oggi amo il design grazie a lei, per esempio.
Io questa storia la sapevo già “dal vivo”, quindi non presagivo conclusioni tremende.
Io mi porto dietro 3 prof (tutte donne, tutte di italiano) che mi hanno segnata positivamente. Oltre alla mia relatrice, una maestra di vita. Spero che i miei figli ne incontrino altrettante.
Mentre scrivevo questo post riflettevo tra me e me sul fatto che un sistema educativo come il nostro, basato prevalentemente sulle figure femminili, proponga modelli appunto femminili.
Il che ha due conseguenze:
– assenza di esempi maschili nell’insegnamento
– si spera positivi esempi femminili a ragazze bersagliate da scemenze tv
Infatti la Honegger Fresco, allieva della Montessori, auspica che fin dall’asilo nido ci sia una presenza maschile tra gli educatori. Purtroppo il problema è che insegnare, a qualsiasi livello, è un lavoro poco considerato e chi ci “finisce” raramente lo fa per vera passione (magari la scopre dopo, com’è capitato ad alcune persone che conosco). Di solito il lavoro dell’insegnante è considerato “comodo” per l’orario di lavoro e le lunghe ferie: l’ideale per una donna, che “deve” badare alla famiglia e alla casa.
Io sfido le statistiche. Da me pieno di prof maschi o quantomeno c’era equilibrio nella distribuzione. Sara’ merito mio ma di me si ricorda la maestra delle elementari come quella di quinta superiore. Quando ci si incontra e’ sempre molto emozionante far vedere ai prof cosa si e’ costruito nella vita, loro che ci hanno visto nel momento in cui c’era solo il potenziale. A volte fa piu’ piacere vedere che un ex- prof soddisfatto e’ orgoglioso di te che non i tuoi genitori. Del resto in quegli anni mi vedevano più i prof che papa’ e mamma…
Sì, è così.
Infatti anch’io dentro di me penso di mostrare alla mia prof. di avere mantenuto qualche promesso, se non altro quella di aver mantenuto un bel caratterino e la capacità di essere diversa.
Finalmente riesco a leggerti e commentarti …!
Io avevo una prof molto simile – un po’ dura, vecchia maniera, con la matita a doppiapunta rossa e blu ( i blu erano gli errori gravissimi ). Purtroppo l’ ho persa dopo il biennio, perche’ insegnava solo agli alunni dei primi due anni.
Ma ancora la ricordo. E ricordo soprattutto quel giorno in cui si e’ chiusa le dita piene di artrosi nella lavagna. Secondo me avrebbe voluto piangere, ma e’ stata una grande. Ferma, senza lamentarsi nemmeno.
Mi dispiace aver riso. Mi dispiace ancora adesso, perche’ la sua immagine mi fa una tenerezza immensa. Povera … !
Paola
Stoica, direi!
Ma lo sai che mi sono commossa? Nel mio cuore rimarrà sempre una Prof. di francese, una bohemieme doc, una che in tempi non sospetti ci educava già alla raccolta differenziata e al riciclo intelligente dei materiali.
Le sue fonti di energia alternativa eravano noi alunni, e tentava di tirar fuori il meglio da ciascuno di noi.
In pochi la capivano, molti la criticavano, solo qualcuno l’ha amata profondamente così come l’amavo io.
Ora so che scrive, è stata anche al Maurizio Costanzo Show, ma non mi riesce di mettermi in contatto con lei.
Mi piacerebbe da matti rivederla. Lei non era spaventata dalla mia originalità, al contrario, è stata forse l’unica a capire quanti fossi fuori posto in quella scuola.
Non la dimenticherò mai per questo.
E meno male che ci sono questi incontri nella vita. Spetterebbero a tutti di diritto, almeno una volta!
che bello, mi hai fatto tornare in aula per un istante…
ed hai ragione, per noi certi prof sono unici.
Ma si che lo sa. Non ci scordiamo che prima di diventare insegnanti sono stati alunni anche loro, e come tutti avranno avuto degli insegnanti che sono stati il loro modello.
Mi sembra mia zia Filomena, in fondo, che era maestra e non è mai diventata madre o nonna, ma era quel tipo di insegnante li`.
Ma sì, forse lo sa 🙂
Peccato che non ti legge MariaStar! Anzi Star! Se stai leggendo regolati un po’ sull’importanza di certe figure, solide, integre, sobrie e soprattutto stabili, a lungo termine…
Quando porto i bambini a scuola e sono ancora piccoli cerco sempre quel tipo di sguardo diverso di certe maestre. È un modo di parlarti che distingui e capisci questo/a puó fare la differenza. E ho il terrore di incrociare lo sguardo perso.
Non me ne parlare! In questi giorni sto imparando a conoscere le nuove maestre d’asilo di Fagio e hanno due sguardi spenti…(ci sarebbero anche episodi da raccontare, magari ci faccio un post).
Ci ho messo 5 minuti a capire chi è MariaStar!!!