Quando sai le cose non puoi più nasconderti

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Quando sai le cose non puoi più nasconderti

Come vi ho già spiegato, “Liberiamo una ricetta 2013” ha avuto lo scopo benefico di aiutare il Centro Astalli di Roma, un ente gestito dai Gesuiti che accoglie i rifugiati politici in Italia e li aiuta a raggiungere un livello minimo di dignità dopo aver ottenuto il permesso di stare qui da noi.

Conoscere di persona Chiara, che al Centro lavora da anni, e leggere il libro in cui sono stati raccolti i racconti di vita di chi è arrivato su un barcone (“Terre senza promesse”, ed. Avagliano) è qualcosa che ti cambia la prospettiva.

Voglio dire che finché vedi certe notizie al telegiornale ci resti male ma poi cambi canale, invece parlare con chi vive la realtà di queste cose e conoscere le storie delle persone ti toglie dalla testa un po’ di luoghi comuni.

Per esempio, che questi problemi possano essere ignorati perché anche noi abbiamo già i nostri. Purtroppo i flussi migratori dei disperati (compresi quelli che il diritto di asilo non lo avranno mai) continuano a riproporsi e servono soluzioni politiche coordinate da parte degli Stati.

Un altro aspetto – e parlo per me – è l’illusione che questi immigrati illegali siano degli insoddisfatti che si intestardiscono a presentarsi sulle nostre coste non contenti di quello che hanno a casa. Perché magari conoscono i nostri calciatori e le nostre tv e ci credono il paese di bengodi. La nostra mentalità purtroppo – o per fortuna – non concepisce la povertà assoluta, il livello zero dell’umano e dei diritti civili, proprio ciò da cui scappa a gambe levate questa gente.

Sono persone che non hanno alcuna alternativa al tentativo di sbarcare in Europa. Non è che se li rimandiamo indietro si troveranno un lavoretto in Libia e si accontenteranno. No. Loro non hanno un posto in cui ritornare, spesso sono persone che saranno uccise in patria o incarcerate perché esuli politici, ma di quella politica che consiste nel chiedere il diritto di opinione e di condurre una normale esistenza pacifica, mica di fare il Che Guevara della situazione.

E’ chiaro che prendere coscienza di questo fatto mi lascia un grande senso di impotenza: in realtà nessuno di noi benintenzionati sa come rendersi utile, data la complessità dei problemi in campo. A volte mi chiedo a cosa serve conoscere tutte le brutture del mondo se poi non si possono combattere adeguatamente.

Chiara una volta mi ha detto che anche solo il fatto che io possa aver cambiato la mia opinione sul fenomeno e mi sia fatta coinvolgere in varie occasioni è un risultato notevole. Io credo che il nostro apporto in termini di diffusione delle informazioni e costruzione di una opinione più rispondente al vero possa effettivamente essere concreto. Ma a livello macro solo i governi possono prendere decisioni utili a questa gente nei loro paesi di origine e quindi non mi sento ottimista, anzi.

Se però avete voglia di riflettere un po’ sul tema vi consiglio un film di Marco Tullio Giordana“Quando sei nato non puoi più nasconderti”. Narra le avventure rocambolesche di un bambino italiano che cadendo in mare viene salvato da un barcone di immigrati diretti in Sicilia e vivrà le loro stesse vicissitudini. Bello, anche perché si astiene dall’offrire soluzioni paternalistiche.
Aggiungo un libro, che per caso un giorno ho trovato nuovo di pacca in pattumiera (bel condominio, eh?), “Nel mare ci sono i coccodrilli” di Fabio Geda, che racconta la storia di un ragazzino, Enaiatollah Akbari, dalla sua nascita in Afghanistan al suo arrivo in Italia. Questa è una storia vera che secondo me le persone “civili” dovrebbero leggere.

So che chi frequenta questo blog di solito ha voglia di sorridere e tornerò prestissimo ad occuparmi anche di temi più leggeri, però sentivo l’esigenza di condividere con voi queste brevi e assolutamente non esaustive riflessioni,

perché siamo genitori, adulti che devono avere un’opinione per trasmetterne una ai propri figli.

  1. silvietta
    silvietta02-02-2013

    Mi piace il tuo approccio. Certe cose le conosco anch’io per lavoro anche se vivo piu’ “‘impotenza che altro, ma le tue considerazioni forse mi aiuteranno a vedere altrimenti anche le cose che faccio. Grazie, francesca aka silvietta

    • M di MS
      M di MS02-03-2013

      Che tipo di lavoro fai?

  2. angelaercolano
    angelaercolano02-02-2013

    che bello il nuovo blog 🙂

  3. yenibelqis
    yenibelqis02-02-2013

    Ti ribadisco che io ammiro molto chi, come te, riesce ad essere mentalmente così aperto da modificare il proprio punto di vista. So che non è facile e continuo a pensare che sia importante.

    • M di MS
      M di MS02-03-2013

      Grazie, Chiara, ma permettimi di ammirare molto di più chi nella vita decide di occuparsi di questa gente.