Post cattivo sulla sopravvivenza della specie
Oggi è il mio turno.
Vado a trovare la nonna all’ospedale, dove si trova per i postumi di una caduta in casa.
Se ci fate caso, tutti i nostri vecchietti ad un certo punto “cadono”, si rompono, si allettano, deperiscono e muoiono.
Mia nonna ha 90 anni, non ci sta più tanto con la testa, mi fa sempre le stesse domande scordando le risposte. Non sorrideva a 60 anni, non è che si mette a sorridere oggi.
La assisto come se fosse la mia bambina, la coccolo, cerco di essere paziente, la obbligo a mangiare qualcosa di orrendo, chiamo l’infermiera, mangio il panino ammuffito del bar, leggo le locandine del circolo ricreativo per anziani. Ma con lei non si riesce a fare due parole. Il tempo non passa mai. La guardo e mi fa pena, mi chiedo se un giorno mi troverò io dall’altra parte del letto. Ho compassione per tutti i vecchi del mondo, eppure vorrei fuggire.
La sua vicina di letto ha 100 anni. Ha la badante sudamericana tutto il giorno. Come passatempo la riempie di insulti. E lei a testa bassa, ad accudirla, senza una parola di troppo, paziente, meticolosa. Più di me.
Ha 3 figli al suo paese. E’ per loro che incassa insulti da una vecchia arteriosclerotica, la lava, la veste, le spinge la carrozzina. Mi domando come mi sentirei a vedere i miei figli una volta ogni 2 o 3 anni e a guadagnare soldi per loro facendo lavori ingrati.
In tutto l’ospedale vecchi. Vecchi decrepiti, vecchi a letto, vecchi in carrozzina, vecchi parcheggiati davanti ad una televisione che non guardano neppure, vecchi nutriti forzosamente di cibo omogeneizzato.
E’ tale l’energia che mi assorbe un posto del genere, che quando esco mi addormento sul tram.
L’altro giorno con i bambini siamo andati in un giardino attrezzato con giochi meravigliosi. Si trova in una zona periferica della città, piena di case popolari. C’erano molti bambini extracomunitari e anche zingari. Perché anche i loro figli hanno diritto di giocare gratis, mica solo i nostri.
Mentre ce ne andiamo tutti contenti ci avviciniamo a curiosare uno strano commercio che si svolge sulle panchine e per terra. Scarpe usate, visibilmente usate, abiti di terza mano, pezzi di grana padano, bottiglie di vino probabilmente rubate in qualche supermercato. E gente dall’aspetto dimesso ma normale che si ferma, valuta il cibo – il cibo ! – e lo compra.
Ora.
Mentre a mia nonna, che pure amo, devo raccontare tante balle per motivarla ad alzarsi da un letto, offrendole una motivazione, una prospettiva di vita (sì, ma quale?), c’è gente che compra cibo rubato nei supermercati.
Famiglie che si indebitano per tenere in vita dei vecchi senza più voglia di vivere, lo Stato che spende in spese assistenziali, e poi non ci sono i soldi per le pensioni dei giovani di oggi.
Scusate lo sfogo, ma penso che vivere fino a 100 anni forse non é poi questo granché.
condivido pienamente Veronica, io e mio marito ne discutiamo spesso avendo visto lo stato in cui sono morti i nostri nonni. La mia con l’alzhaimer iniziato a soli 67 anni , per 10 è vissuta in uno stato che, se capitasse a me, non vorrei mai far vedere ai miei figli. L’allungamento dell’aspettativa di vita e l’imposizione delle cure mediche a tutti i costi non credo siano sempre un vantaggio
Cara, pensavo lo stesso quando mia nonna era all’ospizio. La mia amata nonna, che era praticamente mia madre, ridotta come una larva, assieme ad altre larve. E non riuscivo neanche più ad andarla a trovare. Il giorno che è caduta, che l’hanno inviata al pronto soccorso come un pacco postale, che l’ho vista spegnersi, ora dopo ora, perché si era rotta un femore (!), io ho detto: Dio, se ci sei non puoi permettere che questa tortura continui. E per fortuna (di mia nonna), dopo qualche ora è finita.
Anche questo è brutto, non aver voglia di andarli a trovare, perchè tanto non se ne accorgono quasi più.
Sai, un po’ mi vergogno a dirlo, ma capita anche prima che diventino vecchissimi… Mio padre, malato terminale, 22 anni fa, era tremendo, l’ultimo periodo,insofferente, irriconoscente, maleducato e per una giovane ragazza, uscita viva da un’altra malattia per miracolo, sopportare i suoi silenzi,i mugolii notturni, gli occhi vitrei, era davvero molto difficile. Qualche pomeriggio ho “bigiato” e dal Policlinico mi sono diretta in luoghi più accoglienti. E meno male che l’ultimo mese è stato in ospedale altrimenti in casa, senza assistenza qualificata, è un vero inferno.
E’ umano ma difficile da ammettere. Ci specchiamo in loro, temiamo, giustamente, una morte così inclemente. 🙁
Speriamo bene con mamma e suoceri (tutti abbondantemente over 70).
Non ti devi vergognare, è umano. Sono appena ritornata dall’ospedale. Oggi era bellina, l’ho messa in carrozzina, poi ha iniziato a dire le stesse cose per un’ora e non ce la facevo più. Allora le ho chiesto di recitarmi una poesia e se la ricordava! L’altra sera ho visto la fine di Titanic. C’era la vecchina che butta il diamante nel mare. Ho pianto 5 minuti.
Condivido in pieno tutto…in questo periodo sento molto mio questo tema, avendo mio suocero in ospedale….entra ed esce, i medici non ci danno risposte precise e siamo tutti sospesi…….
mia nonna si trova in un ospedale dai primi di dicembre. arrivata lì con un femore rotto, si è beccata un’infezione e quella che doveva essere una pronta (…) ripresa è diventata quello che non esito a definire accanimento terapeutico. viene nutrita col sondino (le flebo non più, non ci sono più vene disponibili tra la pelle e le ossa), attaccata all’ossigeno perché se no non ce la fa. peserà 25 kili. ha 97 anni.
e sì, se fosse per me la lascerei andare. lei ce lo ha detto in tutti i modi.
(non so però se le mie sono ragioni economiche, a questo non c’ero arrivata. sono più che altro ragioni del cuore. che però, strano, possono coincidere)
Ma come si fa?!!!
Pure Giovanni Paolo ad un certo punto ha detto lasciatemi andare,
Vedi, per la badante sudamericana probabilmente la situazione penosa è quella di una vecchia che i figli on vogliono assistere in proprio e la lasciano con un’ estranea. Lei mantenendo i figli adesso si sta assicurando l’ assistenza in famiglia per quando ci arriverà lei. intanto la signora che ci ha aiutato per un po’, con 5 figli, l’ ultimo dell’ età del mio grande che mi si è spezzato il cuore alla sola idea, ha potuto far costruire una grande casa per tutti. Punti di vista.
Su tutte le altre considerazioni sono d’ accordo con te. Solo che viviamo in un paese in cui nessuno ha il coraggio di assumersi delle responsabilità etiche, a livello politico intendo, sicuramente non con tutti i preti che dettano ai legislatori, guarda solo come tutte le materie di vita e morte sono regolate male, fecondazione, gravidanza, congedi parentali, obblighi di cura, accanimento terapeutico, eutanasia.
È tragico. Ma è quello che abbiamo. E ci tocca accontentarci della gratificazione di dire: non serve a niente, non le cambia niente, ma sto facendo per lei tutto il possibile. Ma rimane amarissima, come constatazione.
Ho la sensazione che certe cure servano più alla nostra coscienza che ai vecchi malati.
Per la cronaca entrambi i miei suoceri hanno finito il loro percorso in una lussuosa casa di riposo, ormai sono un’esperta. Loro lo avevano scelto deliberatamente e sono rimasti lucidi fino in fondo.
Invece, nel caso di mia nonna, la possibilità che il suo ricovero si traduca in un internamento sine die è criticato da alcuni famigliari. Però non capiscono l’enorme fatica di chi si deve occupare 24 ore su 24 di queste persone non autosufficienti!
infatti, lo capisce solo chi lo ha fatto, anime belle
quoto tutto, dal profondo del cuore. mia nonna ha quasi cent’anni, cattiva e incaxxata come sempre, riesce a far dannare mia madre anche distesa in un letto d’ospedale. che senso ha tutto questo? dove sta la dignità?