Non farti cadere le braccia
E’ domenica. Il giorno dopo i bambini devono andare a scuola con i grembiulini lavati e stirati, i bavaglini a posto.
E io sono lì, con il ferro da stiro in mano, 5 minuti e ho finito. I bambini disegnano sul tavolo di fianco a me.
Anche mia madre stirava la domenica mattina, cucinava, sistemava tutto e poi andava a godersi la giornata. Io ero impegnata nei compiti lì vicino e il calore della cucina mi faceva sentire in un guscio protetto dove concentrarsi era facile.
Chissà come ricorderanno questi anni i miei bambini.
Che madre sarò stata per loro?
Spero che si ricordino di tutta la tenerezza che dimostro nelle cose di tutti i giorni, ma anche che il papà mi chiama “sceriffa” quando vuole farmi un complimento.
Spero che Buddy impari sia ad essere sceriffa sia ad essere affettuosa e capace di donarsi quando serve.
Spero che Fagio non cerchi in una donna solo la dolcezza ma anche un carattere forte e la concretezza degli obiettivi di vita.
Con mia madre non è facile andare d’accordo. Quando la critico (spesso) e lei si offende (subito) le dico sempre che io sono l’unica persona in diritto di dirle quello che non vuole sentire: nessuno al mondo la ama più di me.
Molte cose di mia madre mi sono rimaste dentro, ma quella che oggi mi fa piacere ricordare è questa: sapevo sempre quando stava per rientrare dopo il lavoro perché la sentivo sbattere fragorosamente la porta dell’ascensore, in barba alla pax condominiale, e poi la ascoltavo fischiettare impettita come per dire “sono qui, adesso, e sono contenta di me stessa”.
Ecco, vorrei che i miei figli si ricordassero sempre di aver avuto una mamma soddisfatta di sé, una mamma che li spingeva a non mollare. Proprio come faceva mia madre con me e come dice questa canzone.
io pure me lo chiedo spesso come mi ricorderanno e vorrei avere una risposta per evitare futuri sbagli. Ma poi ci ripenso e mi accorgo che non mi interessa, io li amo e li cresco con le mie idee sperando di riuscire a trasmettere loro quell’amore per la vita che ho io
E loro lo sentiranno.
Leggi questo, sembra scritto oggi: http://leggoerifletto.blogspot.it/2010/12/leducazione-dei-figli-santambrogio.html
Oh che dolcezza questo post! Anche a me piaceva molto starmene a leggere o studiare in cucina quando mia madre stirava. Magari stavamo tutto il tempo in silenzio ma ci tenevamo un sacco di compagnia!
Sono le abitudine di tutti i giorni che fanno i ricordi. E alla lunga gli adulti che siamo.
È un bellissimo augurio, molto dolce, al punto che mi viene da pensare che forse ti chiamano sceriffa ingiustamente 🙂
Mah, chi lo sa? 🙂
Non so qual’era il tuo intento, ma questo post ha una dolcezza incredibile dentro…
Forse volevo solo condividere con voi le sensazioni belle che mi lascia questa canzone (l’ennesima) di Bennato.
che bel post, dolce davvero. Potrebbe far coppia con ciò che dico spesso a mia figlia: “non farti dire da nessuno chi sei e dove puoi andare. Non smettere mai di provarci. “
Oh yeah!
quello che vorrei che rimanesse di me ai miei figli? le mie certezze, quello che mi fa muovere ogni passo. Il mio guardare la realtà e le cose da fare cercando di coglierne il positivo che c’è. E’ quello che cerco di insegnare anche a loro: a stupirsi della vita e a viverla intensamente. Secondo me si ricorderanno più facilmente il mio disordine e la mia sbadataggine….
Ps bennato è sempre un grande!!
Magari i figli si ricordano gli atteggiamenti (il disordine etc.), ma se poi li interpretano come una chiave per capirti non è poi così male. Pensa alla mia mamma che sbatteva la porta e fischiava. Sembrava un po’ maschiotta, invece mi trasmetteva sicurezza 🙂
in questi giorni a volte ho solo paura che si ricordino delle mie urla! Sperem de no…