Non è vero che i bambini che sanno usare un ipad sanno anche usare internet

This is the default teaser text option. You can remove or edit this text under your "General Settings" tab. This can also be overwritten on a page by page basis.

Non è vero che i bambini che sanno usare un ipad sanno anche usare internet

Appena rientrata dall’incontro “Navigare Sicuri” organizzato da Telecom in una scuola di Milano (qui le info del tour completo) rivolto a ragazzi, genitori ed insegnanti per renderli più consapevoli dei rischi della Rete, ho una gran voglia di condividere con voi i miei pensieri.

Incontro interessante, a cui hanno partecipato la psicologa Maria Rita Parsi, Presidente dell’Associazione Movimento Bambino, Frida Brioschi di Wikipedia Italia e Lucia D’Adda , blogger e mamma di due ragazzini in età di scuola media.

Di tutte le cose che potrei raccontarvi inizio con questa. La Dottoressa Parsi ha pronunciato una frase che mi ha colpita:

”I ragazzi vittima di cyberbullismo non chiedono aiuto ai genitori perché ritengono che loro siano troppo incompetenti per capire. La loro ignoranza di internet li rende inutili agli occhi dei figli”.

Mi ricordo com’ero io a dodici/tredici anni (e anche dopo): vergognosa di mostrare le mie debolezze ai compagni ma anche e soprattutto ai miei genitori, di cui temevo il giudizio, perché li vedevo vincenti e non volevo deluderli. Quando mi succedeva qualcosa di spiacevole mi tenevo tutto dentro e solo alla fine, proprio quando non ce la facevo più, esplodevo in lacrime e chiedevo aiuto a mia mamma, che guarda caso era sempre disponibile e non mi giudicava così male come credevo io.
Ecco, se a queste problematiche adolescenziali del tutto normali, aggiungiamo il bisogno di sentirsi parte del gruppo e un eventuale utilizzo scorretto di Facebook, abbiamo il quadro di vittime sole, a scuola e a casa, che non hanno il coraggio di chiedere aiuto agli adulti.

Proprio per questo al giorno d’oggi non è ammissibile essere genitori ignoranti. E’ da anni che in Rete si parla di questi temi, ma dobbiamo essere onesti: noi blogger e lavoratori del web di varia natura, siamo un élite che ha l’opportunità di essere più consapevole di altri. Noi non siamo la massa, siamo la minoranza.
E’ per questo che dobbiamo fare gli “evangelist” e sensibilizzare le mamme e i papà degli amici dei nostri figli ad informarsi. Noi possiamo anche essere gli educatori più bravi del mondo, ma poi i ragazzi vanno a scuola con compagni che magari a casa sono lasciati a se stessi, senza regole sull’utilizzo di internet e dei videogiochi. Abbiamo tante occasioni di incontro: la riunione a scuola, l’incontro con i rappresentanti di classe, le attività extrascolastiche, il caffè al bar: utilizziamole per parlare con gli altri genitori.

Alcuni mi hanno raccontato che i loro figli a scuola hanno frequentato dei corsi e per questo si sentono tranquilli. Penso che anche loro dovrebbero formarsi su questi temi e non pensare che alla scuola si possa demandare totalmente la prevenzione.

All’incontro erano presenti diverse classi di prima media. Ad un certo punto è stato chiesto quanti di loro avessero un account Facebook: le mani alzate non si contavano. L’età minima per avere un account sarebbe di 13 anni, quindi  tutti hanno chiaramente mentito sulla data di nascita. E quasi tutti avevano aperto l’account con l’aiuto dei genitori, quindi con la loro complicità nel dire una bugia. Dulcis in fundo, hanno affermato di andare su Facebook da soli. Peggio di così!

Forse il problema non sono i figli, ma proprio mamma e papà!

E’ stata anche proiettato un corto su un episodio di cyberbullismo ai danni di una ragazzina, inventato ma proprio identico ad un fatto accaduto recentemente che ha portato la vittima al suicidio. Gli studenti presenti, che evidentemente non conoscevano questa storia, si sono messi a ridere quando uno di loro incautamente ha proposto come soluzione al problema il suicidio della protagonista.

E’ stato un momento agghiacciante. Noi adulti abbiamo capito chiaramente quanta sia la superficialità dei ragazzini nell’affrontare il cyberbullsimo.

Lucia ci ha poi raccontato che regole ha dato ai suoi figli di 11 e 13 anni.

– Cellulare sì, ma senza possibilità di navigare su internet e budget mensile limitato.
– PC senza password, in sala e non in cameretta. Possono usarlo sempre, a patto che chiedano il permesso.
– Per il momento nessun profilo Facebook e quando sarà la mamma tra gli amici.

Lucia è consapevole del fatto che esistono mille modi per superare le regole, come ad esempio aprire un account Facebook fittizio, ma vuole dare fiducia ai suoi figli. Infatti, la presenza in rete è un momento nella vita dei ragazzi che arriva a valle di un percorso di crescita fatta di valori e condivisione iniziato molti anni prima. Se manca il prima non ci può essere un dopo.

Insomma, su internet ci si deve comportare come nella vita reale.

Certo, se ai ragazzi non insegniamo il rispetto degli altri e l’educazione – magari perché noi genitori non siamo tanto ben educati e rispettosi – cosa possiamo pretendere da loro?!

  1. supermamma
    supermamma02-21-2013

    -Cellulare sì, ma senza possibilità di navigare su internet e budget mensile limitato.
    – PC senza password, in sala e non in cameretta. Possono usarlo sempre, a patto che chiedano il permesso.
    – Per il momento nessun profilo Facebook e quando sarà la mamma tra gli amici.
    Anche io uso le stesse accortenze con i miei figli e non vedo l’ora di partecipare alla tappa di Napoli.
    Una curiosità ma i piedi della foto sono i tuoi? 😉 baci!

    • M di MS
      M di MS02-21-2013

      Ah ah! No, non sono i miei piedi. Esibirli avrebbe richiesto una pedicure troppo accurata!

  2. lucyinvacanzadaunavita
    lucyinvacanzadaunavita02-25-2013

    Hai ragione, è stato un momento tremendo quello in cui i ragazzini hanno riso. Sono in quell’età che mia madre definiva “della stupidera” ma il mondo che hanno attorno non contribuisce ad annullare la tendenza alla superficialità, anzi! Sta a noi genitori, agli educatori aiutare i ragazzi a diventare uomini con teste pensanti e capacità critica, anche attraverso l’utilizzo corretto della rete….

    Mi ha colpita moltissimo la frase di Frieda Brioschi: attraversereste mai un’autostrada a piedi? Faremmo mai attraversare a piedi l’autostrada ai nostri figli? No. Internet è la stessa cosa. Forse molti genitori non se ne rendono conto….
    Ciao!

  3. Elena Valli
    Elena Valli02-28-2013

    Hai proprio ragione, il tuo intervento mi ha colpito molto, perché mi rendo conto che è vero, troppo spesso ci sono genitori che quando parli di rete ti rispondono “ah ma tanto io non so usare il computer, mio figlio è più bravo di me fa tutto da solo…” ed è l’atteggiamento più sbagliato che ci possa essere. Bisogna insegnare a questi genitori a non aver paura della rete e se i figli sono più bravi stargli accanto e imparare da loro e controllare che loro non caschino in errori fatali. È stato davvero un bell’incontro e in questi giorni ne parlerò anche io.