Mamma mia!

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Mamma mia!

 

Tempo di crisi, aziende che tagliano, aziende che chiudono, aziende che resistono. Ogni giorno giornali e tv ci sbattono in faccia notizie di questo genere, anche se potendo vorremmo lasciarle fuori dalla porta da casa nostra, se siamo fortunati, oppure ce le abbiamo lì, proprio sul tavolo della cucina, se siamo a spasso o abbiamo paura di finirci. Chi ha un lavoro se lo tiene stretto chiudendo gli occhi su tutto quello che non gli va a genio e chi invece non ce l’ha, ma ne vorrebbe uno appagante, mai come oggi deve usare la propria creatività per inventarselo.

Per fortuna che in Italia c’è il welfare che ci garantisce un paracadute esistenziale.

Sì, è una battuta, ovviamente!

 

Ieri sul Sole on line leggevo questo articolo di Alberto Alesina e Pietro Ichino, "La mitologia del paese fermo", in cui si attacca la mitologia del posto fisso non tanto per gli ovvi aspetti positivi di stabilità e programmazione personale, piuttosto perché il posto fisso trascina con sé tutta un’altra serie di conseguenze sociali. Cito testualmente: "Un mondo in cui il welfare lo fa la famiglia, centrata sull’uomo che lavora nel mercato e la donna che lavora in casa, con nonni figli e nipoti che vivono e si assistono gli uni con gli altri senza mai allontanarsi dal focolare. Un mondo in cui lo stato non offre assicurazione sociale se non con le pensioni e con la sicurezza del posto fisso per un membro (e uno solo) della famiglia, garantito attraverso l’impiego pubblico e una legislazione del lavoro che ingessa il mercato e impedisce l’allocazione ottimale dei lavoratori nelle imprese…(…) abbiamo misurato quanto la famiglia italiana produce in beni e servizi, non solo in ambiti ovvi come l’alimentazione, ma anche in quelli meno ovvi che in altri paesi sono gestiti primariamente dallo stato come l’assistenza agli anziani e ai bambini e l’assicurazione sociale contro la disoccupazione e l’instabilità dei redditi. La famiglia italiana è una formidabile unità produttiva, i cui servizi, frutto soprattutto del lavoro familiare delle donne, non sono contabilizzati nelle statistiche ufficiali, pur essendo più consistenti che in altri paesi… E non è solo un problema di competitività ed efficienza: è anche un problema di equità. Il posto fisso è tale per una minoranza a esclusione di molti altri, donne, giovani, precari. Sancisce come sacra una famiglia in cui l’allocazione dei compiti di lavoro in casa e nel mercato è fortemente squilibrata tra il maschio adulto percettore di un reddito stabile e la moglie e i figli adulti senza lavoro stabile, che da lui dipendono."

Quindi sì, il welfare c’è ed è la famiglia, che in pratica in Italia vuole dire la mamma (e la nonna).

Proprio stamattina gironzolavo in Bocconi a Mi Faccio Impresa , una manifestazione organizzata per offrire a nuovi e giovani imprenditori tutte le informazioni utili per far partire la propria start-up. Ad un certo punto la mia attenzione è stata attratta da una vecchia signora, sui 70, con lo chignon bianco e il tailleurino, per darvi un’idea la sosia della zia di Spiderman. Dopo un po’ che me la trovavo sempre davanti agli stand non ho potuto fare a meno di sentire cosa stesse dicendo: "Sa, sono qui come mamma. I miei figli fanno gli stilisti, ma le loro aziende hanno delocalizzato per abbassare i costi e adesso si ritrovano disoccupati. Io sono qui perché vorrei aiutarli a mettersi in proprio."

Mamma mia, pensaci tu!

  1. supermambanana
    supermambanana10-30-2009

    bello il pezzo sul Sole, me lo sono linkato e condiviso su FB 🙂 graziee’ vero, il posto fisso e’ una trappola, ma non solo dal punto di vista della produttivita’ economica, e’ una trappola per le menti, perche’ il punto e’ che una volta trovato, questo posto, lasciarlo diventa un’impresa da titani, non solo oggettivamente perche’ e’ difficile trovarne un altro, ma soprattutto psicologicamente, perche’ la pressione di chi sta intorno e ti giudica un folle e’ insostenibile.

  2. lorenza
    lorenza10-30-2009

    beh, sul posto fisso mi sono già espressa. Per il resto, zia May che va in fiera per aiutare i figli la dice lunga… Leggevo di un professore in Bocconi che raccontava di genitori che accompagnano i figli al primo giorno di università, che vanno a fare i colloqui con lui al posto dei figli… Insomma, qualche pensamento su queste mamme bisognerebbe pure farlo! E sui figli, anche!!
    lorenza

    p.s. bella la fiera alla quale sei stata: a proposito di crisi, sono giunta alla conclusione che il lavoro me lo devo inventare io!!

  3. extramamma
    extramamma11-02-2009

    Eh, sì! E’ tutto sulle nostre spalle, cosa credevi… anche quando Buddina sarà diciottenne/ventottenne/trentottenne, dovrai darti da fare…la mamma è come il diamante: per sempre!