Madri, figli e tifo
Le madri in piedi sugli spalti che guardano l’allenamento di pallanuoto dei figli.
L’allenatore che sbraita, fischia, urla per farsi sentire dai ragazzi.
– Siete in sette, passate la palla a tutti, capitooo?!!!
Mio figlio che va avanti e indietro, generoso ma poco efficace, tanto che non riesco nemmeno a capire qual è la porta della sua squadra. Penso a suo padre, alla mezz’ora che ha speso con lui per insegnargli schemi e tattiche con i segnaposto del “Non ti arrabbiare” e vedo che il bambino non si ricorda più niente.
Anche io, pur senza darlo a vedere, un po’ mi innervosisco, soprattutto quando le “colleghe” di fianco a me esultano per le prodezze dei loro pargoli, molto più determinati del mio.
Mi immagino già quando la sera Marito mi chiederà com’è andato l’allenamento e io dovrò dire sottovoce: “Così così”.
Ad un certo punto il mio pallanuotista in erba, praticamente un ciuffo appena spuntato, è stanco e viene messo in porta. Ed è in quel momento che si gira verso di me.
E mi sorride, innocente. Un sorriso bellissimo, disteso, in cerca di complicità.
Capisco che lui è contento e allora anch’io gli sorrido.
Quando usciamo dalla piscina mi abbraccia, mi bacia e mi dice: ”Mamma, oggi sono felice!”
Sport. Squadra. Felice. Chi sono io per rovinargli tutto questo?
– Mamma, come ho giocato?
– Amore, hai giocato bene.
si è divertito quindi ha giocato bene…ha proprio ragione!
Dobbiamo imparare da loro!
Insomma, lui era contento. Per quale motivo dovevo invece restituirgli una sensazione negativa? E’ vero, lo sport è anche competizione, però a 7 anni va fatto per divertimento. Sarebbe ingiusto rovinarglielo.
Concordo!!
ma che meraviglia! E’ vero abbiamo provato le stesse cose negli stessi giorni, e siamo arrivate alla stessa conclusione 🙂
Sì 🙂 Sono venuta a commentare da te.
P.S.: di nuovo c’è che abbiamo avuto una sorpresa. Il nostro baby ha fatto un torneo e si è dimostrato decisamente all’altezza, proprio quando c’è stato da mostrare tenacia e coraggio di fronte agli attaccanti. Vuol dire che la “cura” dello stare in squadra con altri maschietti è servita a dargli più determinazione. E questo era anche il nostro obiettivo.