Come diceva Vasco: non basta avere un figlio per essere un uomo e non un coniglio
Se vostro figlio minorenne rigasse la portiera di una macchina parcheggiata riterreste giusto risarcire il danno al proprietario? Se rompesse un vetro con una pallonata riterreste giusto risarcire il danno al padrone di casa?
Vi ritenete responsabili delle azioni compiute dai vostri figli?
Fino a che età un genitore se ne deve sentire responsabile? 18 anni? O meno di 18 anni in funzione della maturità del ragazzo?
Vi ritenete responsabili anche della sua condotta morale? A prescindere dall’età?
Perché qui sta il punto.
Se esiste il concetto di minore età significa che c’è qualcuno che deve rispondere – in una certa misura e modo – al posto del minorenne. La quantificazione la fa la legge e un giudice. Ma anche, è impossibile ignorarlo, il buonsenso e il comune sentire.
Sul fatto che oggi in Italia – un paese frantumato politicamente, moralmente ed economicamente – ci sia un comune sentire è tutto da dimostrare.
L’episodio che mi fa riflettere su questo concetto si riferisce alla condanna ad un pesante risarcimento economico dei genitori di alcuni baby-violentatori, rei, secondo il giudice, di non aver educato i propri figli ai sentimenti (ahimè, non è la prima volta che si sente parlare di argomenti del genere). Non basta verificare che il ragazzo vada bene a scuola e torni a casa all’ora concordata per avere la patente dei bravi genitori, per altro il mestiere più difficile del mondo.
Eppure, io personalmente trovo qualcosa di profondamente giusto nella decisione del giudice, a prescindere dalla cifra del risarcimento.
Il messaggio è: adulti fate gli adulti. E’ ora di smetterla di gigioneggiare facendo gli eterni ragazzi – cavolo! – un figlio si fa ma bisogna anche meritarselo, sforzandosi di essere un genitore moralmente, affettivamente ed intellettualmente presente, pure se sappiamo tutti che è faticoso. Non troviamo sempre le solite scuse: che la ragazzina ci stava, che giocava a fare la grande. Un adolescente con dei principi non porta alle estreme conseguenze la voglia di un momento, non elegge a modus vivendi ripetuto nel tempo il sesso condiviso con gli amici ai danni di una bambina delle medie. Un ragazzo deve saper giudicare. Ciò che dà fastidio a chi si oppone a questa sentenza è che costringe noi adulti a guardarci allo specchio con onestà intellettuale.
E mi arrabbio quando vedo in tv il presidente del Forum delle Famiglie (!) che critica la sentenza (allora le famiglie dovrebbero assicurarsi, fare una polizza! Risposta: la migliore assicurazione non è star dietro ai propri figli?) oppure la tipa in visone intervistata per strada che si scandalizza. Ma sì, cosa dobbiamo aspettarci da un mondo di adulti, magari professionisti benestanti, che parcheggia contromano in seconda fila, evade le tasse, non sa invecchiare ma nemmeno crescere, si compra tutti i modelli di cellulare e poi risparmia sui libri, ignora la storia ma sa tutto dei reality.
Scusate, sono acida, ma bisogna proprio dirlo: che schifo che facciamo.
P.S.: dopo qualche giorno aggiungo questo video di Frankie Hi-NRG che mi sembra molto pertinente:
Non posso che sposare tutto, parola per parola, di quanto hai detto. La penso esattamente come te.Io non solo mi sento e mi sentirò sempre responsabile delle azioni di mia figlia, fisiche o morali che siano, ma faccio addiruttura parte di quelli che non sarebbero nemmeno in grado di perdonare/appoggiare un figlio nel caso commettesse qualcosa di grave.E non lo dico per bacchettoneria (si dice? :)). Lo dico perchè credo che l’educazione sia un valore, e non una casualità o una fortuna.Mi sono tirata dietro molte critiche quando ho osato dire che in educazione la fortuna conta poco. Però lo dico lo stesso ehheee :))
La penso esattamente come te. Ma spesso, ultimamente, il buon senso è diventata una cosa assolutamente inconsistente, come l’educazione e il senso di responsabilità.
Condivido tutto quello che hai scritto. Purtroppo ci tocca assistere a scene disgustose di genitori che difendono figli che combinano nefandezze di vario genere e grado, anche ben oltre la maggiore età. Non so proprio cosa dire. C’è di buono che, pur non essendo ribelle di natura, trovo le situazioni di questo tipo intollerabili e la reazione che Si bemolle e io abbiamo, come genitori e come persone, è quella di provare a non trascurare nulla, a non lasciare niente al caso, quando si tratta di educare i bambini. Speriamo che basti. Ciao
Mi associo a tutto e a Mammafelice soprattutto che elabora su cose che sento anch’io.
Ricordo sempre questa bella scena ne Il mandolino del capitano Corelli, quando la madre che ha vissuto per il figlo e lo ritrova stupratore lo maledice e lo misconosce e solo a quel punto lui si ricorda com’era e va ad annegarsi.
Io l’ho fatto e io lo disfo. Sembra atroce, ma vuol dire proprio questo. Assumersi la proria responsabilità di genitore.
Già dalle prime righe del post ho capito a cosa ti riferivi.Ho avuto un acceso battibecco con mio marito sull’argomento, e condivo in pieno il tuo discorso. E’ vero che i figli non ci appartengono, che vengo al mondo attraverso noi ma non sono nostri, ma è anche vero che noi ne siamo pienamente responsabili, sin dalla nascita, in ogni momento.
Sì, sono d’accordo con la sentenza. Se mai succedesse a me, chiederei al giudice di poter decidere io la punizione di mio figlio. E t’assicuro che sarebbe più impietosa di quella prevista dalla legge, ammesso che io riesca a trattenermi dall’ucciderlo con le mie mani. Non oso immaginare la mia vergogna e il mio senso di fallimento, se mio figlio stuprasse una qualsiasi donna di qualsiasi età.
Però penso che la fortuna, in qualche modo, possa avere la sua parte nell’educazione. Penso in particolare a quello che racconta emily nel rapporto con figlio piccolo: ci sono momenti in cui non capisci dove stai sbagliando, magari perché tuo/a figlio/a viene attirato dal carisma di qualcuno diverso da te (vedi le famose cattive compagnie, spesso una scusa ma a volte no).
Ci sono persone che hanno un carisma e una sicurezza propri, mentre altre sono facilmente influenzabili.
Io penso che, tra i miei figli, Ettore sia del primo tipo e Amelia un po’ più del secondo.
Non credo che i miei figli non possano sbagliare, anche di parecchio. Ma, nel caso in cui lo facessero, anche se lo facessero sotto l’influenza del gruppo, mi sentirei responsabile, a costo di lavorare per il resto della mia vita per ripagare il loro debito.
Hai perfettamente ragione. Dare dei valori ai nostri figli, onestà, rispetto, morale, non è facile. E certo sballottarli tra baby sitter, dopo scuola e TV non è l’ideale. Si fa di tutto per sostenere le mamme che lavorano, si moltiplicano gli asili e si allungano gli orari, ma finite le elementari e il tempo pieno i ragazzi si trovano soli proprio nell’età più difficile. Lavorare può essere un bene per le mamme, ma siamo sicuri che sia un bene per i ragazzi e alla lunga per la società? Mi preoccupo per quando saranno grandi questi bambini cresiuti da soli.
MP: hai centrato il punto. Quando i figli si trovano nell’età di mezzo, pure se bisogna iniziare da subito a seminare bene, sono molto vulnerabili e noi genitori dovremmo cercare di non lasciarli soli. Io per es. dopo la scuola sono stata sempre con mia nonna, anche se studiavo o mi facevo i fatti miei, che cmq era una presenza tangibile. La difficoltà è che ad un certo momento i ragazzi vogliono essere sempre più autonomi e non desiderano più comunicare con i genitori, ma solo con i loro coetanei. E se non ci sono le basi crolla tutto.
Per tutti: non voglio esagerare e fare la moralista intransigente, però alla fine mi sembra che il problema in molte famiglie oggi sia che quando i genitori tornano a casa la sera non hanno voglia di parlare, perchè sono distrutti e tutti si piazzano o davanti al pc o davanti alla tv. Se poi non c’è scambio tra padre e madre, se magari in una casa anche benestante si parla solo per parlare di soldi, cose da comprare, lavoro, facilmente non si trasmette un’emozione, un esempio di relazione da seguire. Io poi vorrei sapere se questi baby-violentatori hanno una passione, chessò praticano uno sport, se non si entusiasmano solo per i videogiochi e i gol alla tv. Se si appassionano a cose che insegnano a stare con gli altri e costruire insieme qualcosa.
Sono d’accordo con te, anche al tuo ultimo commento. Il problema è che a volte non si può scegliere, e alcuni genitori, per far quadrare i conti a fine mese, devono ammazzarsi di lavoro lasciando i figli dai nonni, e la sera è proprio così, non ce la fanno dalla stanchezza. Non è il mio caso, ma parlando con alcune mamme dall’asilo, mi è stato risposto così.
valewanda: io capisco queste situazioni, infatti dicevo che i miei erano molto presi dal lavoro (e dai loro numerosi hobbies, anche quando ero piccola…) e con me ci stavano poco. La mia fortuna è stata di avere sempre la casa “piena”, di avere una nonna giovane che mi buttava un occhio e capisco che ogni famiglia faccia una storia a sè. Però, lo ripeto, si impara a relazionarsi con gli altri anche semplicementre vedendo due genitori che si rispettano, che si parlano e che ci sono in certi momenti-chiave. Anche per questo mi piace la sentenza.
E’ un argomento difficile, in parte sono d’accordo con quello che dici.
Altro che acida, hai ragione da vendere. Aggiungo anche che bisognerebbe smetterla di trovare sempre alibi alle “nostre” manchevolezze di genitori. “Lavorare tutto il giorno e arrivare a sera distrutti” non ci può impedire di saper insegnare a coltivare i sentimenti e il rispetto verso gli altri, un’etica di cittadinanza condivisibile, ecc ai nostri figli. E’ che spesso, come dici, gli adulti stessi sono “complici” di un’adolescenza mai passata, di una beceraggine mai davvero abbandonata, di una cattiva idea di furbizia e di sopraffazione verso gli altri. Il marciume è diffuso, purtroppo. Se poi si aggiunge il fastidio, espresso in uno dei commenti all’articolo sul sito del Corriere, per il fatto che la condanna di quel giudice ha toccato il “portafogli” di quei “poveri” genitori, allora si capiscono ancora meglio certi contorni e certi “valori”. Ciao.